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I brand anni 2000 sono tornati, ma ne sentivamo la mancanza?

Da Guru a Sweet Years, viaggio nostalgia tra i brand che ci siamo dimenticati e che - in qualche modo - stanno tornando in auge grazie alla moda Y2K.

Sono in mezzo a noi, ma non sono come noi. Sono le nuove generazioni che stanno facendo rivivere la moda Y2K. Proprio così, i 2000 sono tornati. Angeli, scimmie, fiori, cuori e rane sono i fantasmi dei fashion trend passati che ci perseguitano dopo vent’anni con la loro sgargiante logomania che rendeva tutto trash. E forse anche più divertente. Un’operazione nostalgia partita dai social – e dove sennò? – che sta contagiando anche siti e app second hand. Il risultato? Il ritorno di capi che pensavamo estinti o almeno ben nascosti.

Chi è sopravvissuto e a tratti ha colpevolmente abbracciato la moda Y2K, un mix tra barbie, mean girls e tamarreide, a oggi si chiede cosa avessimo in mente. Avevamo già abbastanza patemi e disagi, ma non contenti abbiamo voluto esagerare con un gusto discutibile. Onesti però, sul momento quanto ci sentivamo fighi? E di quanti brand con mega logo siamo caduti “vittime”?

Fiorucci, ça va sans dire, era il sogno. O almeno il mio. Avere una delle magliette della Love Therapy sembrava vitale per la sopravvivenza al liceo. Miss Sixty pur non essendo nel mio radar, troppo skinny per la divisa tuta da ginnastica e abiti sformati che portavo con orgoglio, spopolava tra i banchi. Non ho ceduto alla margherita di Guru o alla scimmietta Julius, mascotte del brand Paul Frank, ma sono capitolata sul cuore stilizzato di Sweet Years e alla pubblicità di Bobo Vieri e Paolo Maldini.

Ero una romantica all’epoca. Poi mi è passata.

Vedere Paris Hilton e Nicole Ritchie in Simple Life era la trasgressione serale e tra tute Juicy Couture, cappelli Von Dutch e un paio di Hermés in cui nascondere delle aragoste si formava il concetto di moda dell’epoca e i must have per sentirsi delle vere it girl. Per le Hermès ci sto ancora lavorando, per i vari inglesismi nati in quel periodo non ci siamo più ripresi invece.

C’era poi lo stile del duo russo t.A.T.u.. Una gamma colori che andava dal venta black al nero pece per rendere un po’ più dark gli abiti, il trucco e i capelli. E come non menzionare lo street style con Angeldevil e Scorpion Bay? Il sinonimo di jeans oversize sformati, vita bassa ed elastico delle mutande in bella vista (Ck per la maggior parte delle volte). L’opposto di Abercrombie & Fitch che puntava al “tipico modello americano pulito” con fisico da urlo e tanti amici gnocchi. O eri così e potevi permettere il loro stile e sentirti accettato o finivi nel tavolo sfigati.

Marissa Cooper in the O.C (Misha Barton nella vita vera) ha dato il colpo di grazia con giubbotti cropped, ballerine e polo in stile preppy London, un look che stava bene forse all’1% della popolazione. Un genere californiana emaciata inarrivabile che tanto piaceva. Ma questo non ci ha impedito di provarci. La nostra reginetta del pop Britney ha continuato a dettare legge anche scollinati i primi 2000. Sempre con crop top e pancia scoperta of course. Se però all’epoca avevo l’incoscienza di tentare la sorte, ora magliettina della salute anche ad agosto che con l’aria condizionata meglio non rischiare.

Come parte del delirio modaiolo di quegli anni menzione speciale per l’uso dei foulard, degli orecchini a cerchio e la coppola bianca della nostra J.Lo from the block. Le mini bag in cui entravano giusto l’accendino (anche se non fumavi) e la carta del papil o la monogram di Vuitton bianca. Le cinture con le borchie, le converse e gli UGG. Forse conviene fermarsi, troppi ricordi. Ma sono curiosa, chi non abbiamo inserito nell’elenco che voi invece amavate alla follia?

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