Chiudi video
close adblock Il Milanese Imbruttito

Disabilita l'adblock

Ué grandissimo! Ti piace leggere i nostri articoli?
Allora non fare il giargiana, disabilita l’adblock
(così fai girare l’economia, taaac)!

close adblock Il Milanese Imbruttito

Ti ho beccato Giargiana!

Disabilita l’adblock (così fai girare l’economia, taaac)!

Ok

Lifestyle
benetton3

Poteva andare peggio, poteva piovere. E in effetti da quando Luciano Benetton ha lasciato il gruppo a giugno in maniera very demure e very mindful (per il capitolo precedente cliccare qui), il lavoro del nuovo ad Claudio Sforza è stato uno sbatti dietro l’altro. Ma il dottor Sforza, che ha sempre detto di avere un piano, è solo all’inizio del percorso. Nel giro di tre anni il nuovo amministratore delegato intende risanare le finanze della United Colors of Benetton. E non si farà problemi a far ingerire qualche medicina amara.

Il top manager ha confermato che a fine 2024 la perdita del gruppo controllato da Edizione, la holding della Famiglia Benetton (insomma sono ancora lì a guardare, ma al di là del vetro), sarà dimezzata rispetto al 2023: 110 milioni contro i 230 milioni dell’esercizio precedente. La perdita scenderà poi a 50 milioni nel 2025, mentre il 2026 sarà l’anno del raggiungimento del pareggio. Noi però non crediamo a nessuno a priori quindi si parte con i conti.

Il fatturato di quest’anno è sceso del 20% rispetto al 2023, passando da 1,098 miliardi di euro a circa 900 milioni. Sforza ha però fatto partire il recupero crediti e sono già stati recuperati 3 dei 40 milioni da parte dei franchisee insolventi, inoltre a Bologna è stato riaperto sotto la gestione diretta del gruppo il flagship di via Rizzoli. Resta però la necessità di un ridimensionamento massiccio che punta a rendere la rete distributiva di Benetton Group più easy e organizzata.

Tradotto? La chiusura entro la fine del 2025 di circa 500 negozi a livello globale (e strutturalmente in perdita), su un totale di oltre 3.500. Si parlerebbe soprattutto di negozi in franchising, ma ben 202 sarebbero in Italia. E le prospettive per molti lavoratori riflettono purtroppo il color Pantone dell’anno 2025: cacc…chocolate.

Sforza punta poi a dimezzare i tempi di realizzazione delle collezioni, da 12 a 6 mesi, in due modi: tramite il ricorso al commercializzato e tagliando le forniture degli stabilimenti di Benetton Manufacturing in Tunisia, Serbia e Croazia. In quest’ultimo si chiude proprio, mentre gli altri due compenserebbero il calo delle produzioni anche con ordini da terze parti. Scopo ultimo diminuire il costo del prodotto.

E si passa al rilancio vero e proprio del brand, con poche proposte di qualità e subito identificabili, mentre addio ai rami secchi (linee per bambini e prodotti meno venduti). Ovviamente digitalizzazione, marketing e social avranno anche loro un ruolo importante nel dare una nuova identità a Benetton Group. Quale non si sa ancora bene, ma si dovrà proprio andare "oltre the rainbow". Tutto questo basterà a portare la società al tanto agognato break even del 2026?

Per Sforza non c’è alternativa. Esiste solo il piano A. In questo caso il suo piano, visto come l’ultima vera possibilità che ha il gruppo di arrivare a un pareggio (di costi e ricavi) per poi risalire la china. Onesti, difficile fare previsioni, anche perché fattori esterni che possono mandare tutto a ramengo ce ne sono troppi. Qualcuno però sembra aver già fatto i suoi conti ed è pronto a subentrare negli spazi che saranno lasciati vuoti.

Pare infatti che Ovs stia guardando con un certo interesse, diciamo anche in maniera piuttosto sfacciata, gli store che verranno chiusi da Benetton per usarli nel piano di sviluppo dei marchi Stefanel e Goldenpoint. Mentre lo stabilimento Benetton Manufacturing in Tunisia rientrare nella sfera di interessare del Gruppo Oniverse. Alla faccia di giocare in anticipo. Aspettiamo però il 2025…sicuro una parte tre di tutta questa storia la faremo.

 

Seguici anche su Instagram, taaac!


Vai all'articolo precedenteIndietro
Il Milanese Imbruttito