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Editorial
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Me lo vedo il signor Luciano che saluta prima dell’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera che dice: "Vado che ho l’intervista, faccio un dramma e torno". E Luciano Benetton lo ha fatto davvero. Il fondatore dell’azienda omonima, creata nel 1965 insieme alla sorella Giuliana e ai due fratelli Gilberto e Carlo, lascia il gruppo di Ponzano Veneto di cui era presidente. Alla soglia dei 90 anni alla fine ci sta pure volersi riposare; quindi, dove sta la scena epica di cui parlavamo? Eccola qua: il signor Luciano lascia dopo aver rivelato di essere stato "tradito" dall’ad e i suoi manager, che gli avrebbero nascosto un buco di 100 milioni. Say what??? Iniziamo a rivalutare i possibili tradimenti della crush di turno. Almeno non ci smeniamo soldi (si spera).

L’Ad uscente Massimo Renon ha preferito non commentare, comunicando solo di essere intenzionato a organizzarsi con i propri legali per fornire "una risposta strutturata". Da tempo era stato deciso che non avrebbe continuato con il gruppo, ma forse nemmeno lui si sarebbe aspettato un'uscita del genere. Ora che succede? Nel Consiglio di amministrazione di qualche giorno fa è stato approvato il bilancio del 2023, che ha segnalato una perdita operativa (dunque legata solo al business dell’azienda) di 113 milioni di euro, e una perdita complessiva di 230 milioni di euro. Sempre meglio.

Per dovere di completezza va aggiunto che la perdita è causata anche da svalutazioni per 150 milioni, mentre il gruppo ha registrato un fatturato di 1,098 miliardi di euro e un EBIT di -113 milioni. E per il nuovo episodio "googlo per voi i termini che non conosciamo", EBIT è l'acronimo di Earnings Before Interest and Taxes. Semplificando tantissimo descrive l'utile di una società prima degli interessi e delle tasse.

Dal cda è uscito anche il nome del sostituto di Renon, si tratta di Claudio Sforza, un manager modello imbruttito doc con circa 40 anni al vertice di grandi nomi come Poste Italiane, Wind, Ilva e Gamenet. Scelto da Edizione, la holding della famiglia Benetton per risollevare la baracca, Sforza sarà formalmente nominato dal nuovo cda e per questo si dovrà aspettare l’assemblea dei soci del 18 giugno. Lo sappiamo, sempre complicate le cose da noi. E salvo ulteriori colpi di scena non ci sarà più alcun membro della famiglia Benetton, solo manager esterni. No more Benetton in Benetton o almeno non direttamente.

Come dicevamo poco fa, Edizione, la holding che comprende tutte le società della famiglia, compresa Benetton Group, gestisce molte altre attività, oltre a quelle di abbigliamento (che valgono solo il 2% del totale) e sembra che stiano già pensando a un piano per garantire i fondi necessari a gestire la crisi dell’azienda. Insomma, il classico lasciare il piede nella porta. Ma potrebbe tornare utile quel piedino d’oro a Sforza che, come primi "to do" in agenda, dovrà gestire la riorganizzazione e il rilancio del business. Compito non proprio facile considerato che negli ultimi undici anni il fatturato di Benetton Group si è dimezzato. Da un valore di 2 miliardi di euro nel 2012, si è passati a poco più di un miliardo nel 2023. Da Benetton Group dipendono inoltre 6mila posti di lavoro in tutto il mondo, più di mille solo in Italia.

La situa è davvero grigia, a dispetto degli "United Colors" a cui ci eravamo abituati. 

 

Autrice: Giulia Cannarella

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