
Sapete quella volta che avete detto "Giuro che arrivo", mentre eravate ancora in accappatoio? O quando avete mandato il classico "Colpa del traffico", mentre in realtà eravate ancora a casa a scrollare su TikTok? Tranquilli, la scienza è dalla vostra parte.
Secondo gli psicologi dell'Università di San Diego, i ritardatari cronici non solo sono più creativi, ma potrebbero anche godere di una vita meno stressata e più sana rispetto ai precisetti ossessionati dall’orologio. Insomma, mentre loro si fanno venire il sangue amaro aspettandovi, voi state semplicemente vivendo meglio. Chi è il vero vincitore?
Gli studi pubblicati su Metropolitan Life e sull’International Journal of Clinical and Health Psychology confermano che chi arriva sempre in ritardo percepisce il tempo in modo diverso. Ha quella beata convinzione di poter fare 18 cose in mezz’ora, quando in realtà ne servirebbero almeno due (ma chi lo ammette?). E il bello è che, nonostante i ritardi cronici, questi individui sono più rilassati, meno stressati e con un rischio ridotto di patologie cardiache. Dall’altra parte, i fanatici della puntualità? Più soggetti all’ansia e a problemi di salute. Ecco, forse vale la pena farsi aspettare un attimo in più.
I ricercatori sostengono che i ritardatari tendono ad avere un mindset più ottimista. Perché? Perché pensano di avere più tempo di quello che hanno realmente. Il che significa meno ansia, meno cortisolo e una prospettiva più positiva sulla vita. Tradotto: campate di più.
E non finisce qui: chi arriva tardi ha sviluppato un’abilità che i mega anticipatari si sognano — il problem solving on the go. Siete in ritardo di mezz’ora? Nessun problema: si trova una scusa credibile, si taglia per una strada improbabile, si sfodera un bel sorriso e si minimizza il danno. Il multitasking diventa pane quotidiano, l’arte dell’improvvisazione uno stile di vita. Magari non sarà il massimo per chi aspetta, ma di sicuro è un vantaggio in ambito lavorativo e personale.
E ora sentite pure questa chicca: pare che la vostra personalità non influisca solo su come gestite lo sbatti quotidiano, ma anche su come percepite il tempo. Secondo Southern Living, chi rientra nei Tipo A — quelli con la sveglia impostata cinque minuti prima, l’agenda piena fino al 2027 e l’ansia da ritardo perenne — vivrà costantemente con la sensazione che il tempo non basti mai (vedere Sindrome del Bianconiglio pleaseee). Sempre a rincorrere gli impegni, convinti che le ore durino meno di una pausa coffee.
Dall’altra parte, ci sono i Tipo B: creativi, rilassati, quelli del "Vabbè dai, arrivo con calma" che nel frattempo si godono la vita. E indovinate un po’? Per loro il tempo scorre più lentamente. Ma la vera bomba è questa: chi è meno ossessionato dagli orari e dall’essere sempre on point, alla fine della fiera, è pure più felice.
Non è questione di pigrizia, ma di visione. I ritardatari cronici vedono sempre il bicchiere mezzo pieno: "Ce la faccio in 10 minuti", dicono, mentre in realtà gliene servirebbero 40. Questo ottimismo li rende più adattabili e, spesso, anche più di successo. Quindi, la prossima volta che qualcuno si lamenta perché siete in ritardo, sorridete e rispondete: "Sto solo allungando la mia aspettativa di vita".
Boom.
Autrice: Francesca Tortini
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