
LinkedIn: il social del "chi ce l’ha più lungo" (il job title, ovviamente)
Trovare lavoro è un terno al lotto, e quando ce l’hai spesso è una sbatta tra mansioni senza senso, ritmi da esaurimento e stipendi da fame. La Gen Z l’ha capito e sta sviluppando un nuovo atteggiamento nei confronti del lavoro e dei colleghi, specialmente sui social. Ma non parliamo di Instagram o TikTok, no no: il vero problema è LinkedIn.
Si chiama LinkedIn Envy, letteralmente "invidia da LinkedIn", ed è il motivo per cui sempre più giovani stanno salutando la piattaforma. Il Times l’ha definito "il colosso senza rivali dell’inadeguatezza digitale", perché diciamocelo: apri LinkedIn e trovi gente che a 25 anni è già CEO, ha cambiato lavoro per un super upgrade o ha lanciato la startup del secolo. E voi? A mandare CV nel vuoto cosmico, sperando che almeno vi leggano la lettera di presentazione.
E poi ci sono le foto. Gente in giacca e cravatta che stringe mani a eventi di networking con didascalie tipo "Surround yourself with inspiring people". E voi intanto siete in pigiama davanti al PC con il caffè freddo e l’ennesimo messaggio del recruiter che vi offre uno stage "con possibilità di crescita", aka zero stipendio, full sbatti.
Il disagio è servito
Il fenomeno non è nuovo: già nel 2019 Slate parlava del disagio di LinkedIn rispetto a piattaforme come Instagram. Ma oggi il livello di rosicata è esploso. Perché i motivi per rodersi il fegato sono tanti:
. Il collega che vi ha bruciato sul tempo e si è preso la promozione.
. L’ex compagno di università che ora è manager in una big company mentre voi siete ancora lì a sperare in un rinnovo.
. Quelli che postano successi a raffica e frasi motivazionali che servono solo a far girare le palle.
Insomma, la gente su LinkedIn è come gli influencer su Instagram: mostra solo la parte più figa della vita lavorativa.
Su Reddit è pieno di sfoghi: "La mia vita non potrebbe andare peggio", scrive uno dopo aver visto l’ennesimo post trionfale di un conoscente. "Ho cancellato l’account perché ogni volta che entro mi sento una nullità", dice un’altra. E poi c’è chi lo usa per forza perché è disoccupato e lo definisce "una tortura".
Come sopravvivere alla LinkedIn Envy
La psicologa Susan Biali Haas, parlando con Psychology Today, suggerisce di usare questa frustrazione come un segnale per capire cosa vogliamo davvero. Se vedere certe cose rode, forse è il momento di rimboccarsi le maniche e darsi una mossa.
Un altro trucco? Ripulire il feed e smettere di seguire chi vi fa sentire dei falliti, oppure cercare di prendere ispirazione da chi ce l’ha fatta invece di rosicare. O magari, diciamocelo, il tizio che ora è manager ha avuto la botta di fortuna giusta… o lo zio che lavora in azienda.
Perché la verità è una sola: nessuno posta quando sbaglia, quando manda 200 CV e non riceve risposta o quando passa le giornate a fissare il soffitto.
Sui social tutti sembrano rockstar. Ma nella realtà siamo tutti un po' sfigati e incasinati a modo nostro. Non è un caso che abbia spopolato il banner "disperato"...
Autrice: Francesca Tortini
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