Quando entriamo su LinkedIn, solitamente ci appare un mondo fatto di complimenti e congratulazioni, di apprezzabili upgrade di carriera, di approfondimenti e sondaggi, di riflessioni lavorative, di contenuti di spessore. Diciamo che il social dedicato al lavoro è un po' una vetrina, dove ognuno cerca di dare il meglio di sé, di raccontarsi gonfiando per eccesso, di rendersi appetibile e imperdibile per potenziali datori di lavoro. O, almeno, fino a poco tempo fa era così. Perché, silenziosamente, sta avanzando una rivolta che ha fatto dell'onestà più cruda la propria bandiera. Tutto è cominciato da una designer inglese, Courtney Summer Myers, che al posto del solito banner "open to work" (il cerchietto attorno all'immagine del profilo) offerto a chi è in cerca di lavoro, ha deciso di creare un simbolo personalizzato e sincero: #Desperate (disperata, of course), a indicare che non è semplicemente "aperta al lavoro", come una che attende senza troppa ansia, ma è disperatamente alla ricerca di.
Tempo 48 ore e il suo banner è diventato virale, raccogliendo sostenitori e mettendo in moto un piccolo cambiamento culturale. Cioè, è ok essere disperati. Lo siamo quasi tutto quando non abbiamo un lavoro, vero o no? Certo, solitamente non è cool apparire bisognosi agli occhi dell'interlocutore, ma se a questa disperazione ci aggiungi un po' di freschezza da Gen Z e - ovviamente - preparazione professionale... alla fine why not? Se non ci stesse sul caz*o il termine "normalizzare" potremmo dire che Courtney ha "normalizzato" la disperazione. "Si è parlato molto di come il banner #OpenToWork scoraggi reclutatori e responsabili delle assunzioni, perché ti fa sembrare disperato", ha scritto Myers, 28 anni, su LinkedIn. "Francamente, essendo vittima di licenziamento, sono disperata e non credo che ci sia nulla di cui vergognarsi."
Lo spunto a Courney è venuto dopo aver sentito le parole dell'ex reclutatore di Google Nolan Church, il quale ha dichiarato che il simbolo #OpenToWork su LinkedIn è la "red flag" quando si tratta di assumere. "Il reclutamento è come uscire con qualcuno", ha detto Church alla CNBC nell'ottobre 2023. "Devi far sentire l'altra parte come se fossi esclusivo". Myers non è per niente d'accordo con l'analisi di Church, come ha spiegato a Today.com, anzi la considera "ridicola". La ragazza è stata licenziata nel novembre 2023 con due mesi di indennità di fine rapporto, e ha spiegato di aver poi fatto domanda per circa 700 posti di lavoro, e di aver ricevuto un tasso di risposta inferiore al 10% da parte delle aziende. Da qui, l'idea del banner #Desperate, nato come sfogo e poi diventato imprevedibilmente virale. Un mese dopo, infatti, il post di Myers su LinkedIn ha ricevuto oltre 400mila reazioni e ha ricevuto oltre 10mila richieste di connessione a LinkedIn e circa la stessa quantità di messaggi diretti.
La sua creatività sta portando bene. Myers ha dichiarato di non aver ancora ricevuto offerte concrete nel campo del design grafico, ma in molti le hanno offerto posizioni in altri campi, come il copywriting. Insomma... dalla disperazione, a volte, nascono cose davvero davvero fighe.
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