
A Olginate, ridente paesino da settemila anime alle porte di Lecco, la quiete pubblica ha ufficialmente vinto 6 a 0 contro il gioco del pallone in piazza. Fine della partita per i ragazzini che usavano lampioni come canestri e serrande dei box come porte. A dirlo è un’ordinanza firmata dal sindaco Marco Passoni che ha fatto più rumore di un tiro al volo contro una tapparella alle tre del pomeriggio.
Il succo? In piazza Garibaldi niente più calcio, niente urla sotto il portico, e niente giochi "rumorosi in genere" (qualsiasi cosa voglia dire). I trasgressori rischiano multe da 100 a 600 euro. I cartelli con il divieto sono spuntati da pochi giorni, ma già hanno fatto esplodere i social. Gente infuriata, commenti a raffica: "Meglio che stiano sui social col cellulare allora?", "Vietato essere bambini", "Ma cosa vi hanno fatto i palloni?".
Il sindaco però tira dritto. "Mi spiace per le polemiche – dice Passoni – ma dopo anni di lamentele da parte dei residenti, abbiamo dovuto mettere un freno. Durante l’estate la situazione diventa ingestibile: urla fino a sera, pallonate alle finestre, gente esasperata. E poi è anche una questione di sicurezza: parliamo pur sempre di strade dove passano le auto, non di un campetto".
La posizione è netta: "Giocare sì, ma nei posti giusti. E qui a Olginate gli spazi ci sono: i giardini, il parco di villa Sirtori, il campo da basket vicino alla scuola. Non è una crociata contro l’infanzia, ma un richiamo alla convivenza civile. E no, non ci sarà il vigile nascosto dietro al cespuglio pronto a multare il primo bambino col Super Santos. Però da qualche parte bisogna iniziare".
E intanto la polemica continua. Da una parte chi difende il diritto dei bambini a giocare "come si faceva una volta", dall’altra chi rivendica il diritto alla quiete, soprattutto per chi in piazza ci vive. Il solito scontro tra nostalgia e realtà quotidiana, tra romanticismo urbano e la dura legge del condominio.
Nel mezzo? Il pallone, che una volta rotolava libero sotto casa e adesso rischia di diventare una specie protetta. Perché sì, i tempi cambiano, ma la voglia di tirare due calci in strada sotto casa – magari con le ginocchia sbucciate e il sudore a canna – quella, no. Quella non passa mai.
Parcheggiate il pallone, ma accendete il dibattito: è giusto vietare il gioco in piazza?
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