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Cannavacciuolo nero contro chi critica i ristoranti di lusso: “Se pretendi la qualità, devi pagarla cara”

Cannavacciuolo si è sfogato in un'intervista: "Da me pretendono il migliore scampo che c’è e che a me costa 70 euro, e poi non accettano che il mio menu costi 200 euro"

Ve lo diciamo subito: Antonino sta NERO. Cannavacciuolo è stato intervistato da Gambero Rosso, l’occasione è che ha da poco fatto 50 anni e ci sta, ma poi si parla un po’ di tutto, ovviamente. A noi interessa soprattutto la polemica, perché in fondo siamo delle vecchie zabette. Tipo quando l’ha “toccata piano” contro chi critica i ristoranti di fine dining, quelli di lusso insomma. Il riferimento, non molto velato, è a quelli di Ultima Generazione, che tempo fa hanno fatto una piazzata davanti al ristorante di Cracco in galleria al grido “Costa come un affitto“. Il giudice di Masterchef non ci sta, e difende i prezzi alti dei ristoranti stellati, che offrono qualità super che – quindi – va pagata.

Ho questo laboratorio da 2500 metri quadri, sto già lavorando ai panettoni per Natale, io se ci metto il nome su un prodotto lo faccio io. Certo c’è un problema” ha spiegato Antonino Cannavacciuolo nell’intervista. “Che usciamo un po’ carucci, ma io non posso vendere il mio panettone a meno di 35-40 euro, con 400 grammi di burro francese. Come fai a far pagare un panettone 5 o 6 euro? Che ci metti dentro? Sa che mi è successo con la macchina per tagliare i cornetti?“. A questo punto, parte l’aneddoto.

Non riuscivo a tagliare i cornetti, chiamo quelli dell’azienda per verificare, e non si capacitavano. Finché a un certo punto uno di loro mi fa: ah, ma voi usate il burro, questa macchina fa difficoltà a tagliare il burro, non lo usa più nessuno, usano tutti la margarina.

E qui parte la questione prezzi, e si parla dunque delle menate fatte a Cracco recentemente da Ultima Generazione. “Quelli vanno tutti da Carlo, anche perché sta a Milano” ha commentato Antonino, difendendo il collega. “Fa un piatto con il piccione e gli vanno a rompere le scatole, fa il foie gras e gli vanno a rompere. Pure quando fece la pizza ci fu polemica, eppure lui usava una grande mozzarella. E davanti ci sono i cinesi che la fanno pagare 10 euro in più di lui ma nessuno se li fila.

Noi tutti facciamo i fenomeni – ha continuato lo chef – però tu da me pretendi il migliore scampo che c’è, e un chilo di scampi di prima categoria, che sono tre, a me costa 70 euro, e poi non accetti che il mio menu costi 200 euro. C’è molta ipocrisia“. Insomma, dietro a menù da centinaia di euro, c’è un lavorone.

Io quando parlo di soldi non parlo mai di che cos’è nel piatto, ma di tutto quello che ci gira attorno, le persone che ti accolgono fin dal parcheggio, che non ti fanno mancare l’acqua, le tovaglie stirate, i fiori che mi costano 3.500 euro a settimana, ho una sala che ci tengo quattro tavoli ma potrei mettercene otto poi però qualcuno si lamenterebbe perché sta stretto. Se non puoi capire l’esperienza è inutile parlarne.

Infine: “In Italia i giovani fanno le aste online per aggiudicarsi delle scarpe da ginnastica a 560 euro. Io ai miei ragazzi dico: ma quei soldi perché non li spendete per andare da Cracco, piuttosto, che così imparate qualcosa? Poi alla fine nella vita ti ricordi i viaggi che hai fatto, i grandi posti dove hai mangiato, mica i telefoni e le macchine che hai avuto!“.

Siete d’accordo con lo chef?

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