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Miracolo a Milano? No, scienza: al San Raffaele un paziente paraplegico torna a camminare

Cioè, è la prima volta al mondo.

Questa non è una storia da libro Cuore, né una puntata di Grey’s Anatomy ambientata a CityLife. È tutto vero, tutto milanese, tutto scientificamente documentato. Un uomo di 33 anni, completamente paralizzato dalla vita in giù a causa di una lesione midollare grave, oggi è tornato a camminare. Non metaforicamente, non “a piccoli passi”, ma con le gambe vere, in un corridoio vero, davanti agli occhi di medici, ingegneri e fisioterapisti.

Il tutto è avvenuto all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Università Vita-Salute San Raffaele e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il caso è stato pubblicato su Med – Cell Press, una rivista top level tra i doc.

Un’impresa (quasi) impossibile

Facciamo un attimo rewind. Il paziente, Andrea, aveva subito una lesione midollare traumatica a livello T11-T12, con estensione al cono midollare. Tradotto: nessuna possibilità di camminare. Il sistema nervoso era troppo danneggiato e le speranze ridotte a zero. Ma qui non si è mollato un millimetro.

Il team guidato dal professor Pietro Mortini, neurochirurgo del San Raffaele, ha deciso di tentare l’impossibile: impiantare un neurostimolatore nello spazio epidurale della colonna vertebrale. Una micro-centralina da Formula 1, per capirci, capace di riattivare quei pochi circuiti nervosi ancora vivi.

E no, non è andata tutto subito bene: serve calibrazione, pazienza e soprattutto un protocollo di riabilitazione pensato al millimetro. Con tanto di realtà virtuale, feedback sensoriali e motori, e fisioterapia avanzata.

I risultati? Clamorosi

Nel giro di tre mesi, il paziente ha iniziato a mostrare segnali tangibili: maggiore mobilità dell’anca, più forza agli arti inferiori, controllo del tronco in posizione seduta (una cosa tutt’altro che banale, se non stai in piedi da anni).

Abbiamo visto un miglioramento significativo della postura e della stabilità“, racconta Daniele Emedoli, fisioterapista e ricercatore del San Raffaele. E, grazie allo stimolatore, anche l’angolo di flessione del tronco è aumentato – ma solo quando il dispositivo era attivo. Insomma: tecnologia e corpo hanno iniziato a parlare la stessa lingua.

La vera trasformazione è avvenuta nei mesi successivi. Prima il tapis roulant con scarico del peso, poi i tutori, poi il deambulatore. Alla dimissione dall’ospedale, il paziente percorreva 58 metri in 6 minuti e completava il test dei 10 metri in poco più di 40 secondi.

Ma il numero che ha fatto esplodere gli applausi è arrivato sei mesi dopo l’intervento: un chilometro a piedi, autonomamente, con solo deambulatore e tutori. Vabbèèè!

Perché questa è una figata pazzesca

Il punto non è solo che un uomo è tornato a camminare. Il punto è che questo è il primo caso al mondo di questo tipo, e che è successo a Milano, in un ospedale italiano, con ricercatori italiani. In un contesto dove spesso si pensa che l’innovazione medica sia solo roba da svizzeri o americani, questa è una lezione da incorniciare.

E ora? Ora questo primo passo (letteralmente) apre un mondo di possibilità per migliaia di persone colpite da lesioni midollari gravi, che fino a ieri avevano come unica prospettiva una sedia a rotelle. Oggi, grazie al lavoro del Mine Lab, c’è una strada nuova da percorrere. E non è una metafora.

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