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Cucina, libri, bagni: a Milano apre la prima portineria di comunità, capiamo cos’è

Siamo in Santa Giulia, all’interno del Parco Trapezio, dove è spuntato uno spazio di ascolto e attivazione sociale con diversi servizi per il quartiere.

Ok, le portinerie sappiamo cosa sono… ma la portineria di comunità?

Chiediamo, perché la notizia è questa: a Milano ne hanno appena aperta una, la prima della City. Siamo nel quartiere Santa Giulia, all’interno del Parco Trapezio, dove è spuntato uno spazio di ascolto e attivazione sociale, nata da un progetto della Rete italiana di cultura popolare insieme al Municipio 4 e sostenuto da Fondazione Cariplo, in collab con Ikea, Lavazza, Leroy Merlin, Inps e il Sistema bibliotecario di Milano. Ok, presentazioni finite. Ora capiamo cos’è.

Portineria di comunità, che sarebbe?

Dunque, se passate di lì sappiate che la portineria di comunità si piazza in uno spazio circolare in mezzo al parco, ristrutturato e arredato in modo da diventare un place to be del quartiere. Nella portineria si possono fare un botto di robe: c’è una cucina, se serve; dei bagni, sempre utili, con fasciatoio e addirittura prodotti top per la cura dei neonati spazio di prestito libri grazie alla collab con il Sistema bibliotecario di Milano, oltre che un punto di incontro con alcuni servizi Inps.

Figo.

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Portineria di comunità, ma perché?

Questo spazio nasce sia per essere portineria, nel senso più tradizionale del termine, sia per altre skills utili, soprattutto a chi bazzica il quartiere come servizi di orientamento al lavoro, workshop e attività per coinvolgere la comunità. Si tratta di un tassello di quel mega project di rigenerazione urbana delle città e si va ad aggiungere alla Rete nazionale delle Portinerie di comunità (ce ne sono già tre a Torino e tre nelle aree interne del Canavese), luoghi di welfare di comunità culturali e sociali.

L’apertura di una Portineria di comunità in un quartiere di Milano, caratterizzato da una storia complessa, dimostra la capacità del ‘modello Portinerie’ di adattarsi ai bisogni e alle risorse di contesti diversi proprio perché si basa sul forte coinvolgimento di chi in quei luoghi vive ed opera, individui, famiglie, soggetti pubblici e privati, costruendo alleanze per avviare un percorso la cui direzione e contenuti si definiscono e ridefiniscono nel confronto. Per questo ogni Portineria di comunità è diversa e continuamente in movimento” ha spiegato Chiara Saraceno, presidente della Rete italiana di cultura popolare.

Che dite, sarà utile?

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