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Milano non sarà perfetta, ma rispetto a vent’anni fa – diciamocelo – sembra un’altra città. Più ambita, più internazionale, più moderna. E a dirlo non è il solito spot del Comune, ma lo stesso Giuseppe Sala, che durante l’assemblea nazionale dei soci del Green Building Council Italia, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e ha fatto il punto: "Milano è migliorata. Ed è una città molto più attrattiva di prima".

Non solo parole, ma numeri: su oltre 200 aree urbane considerate da rigenerare, oggi ne restano solo 50-60. Il che, tradotto, vuol dire che la riqualificazione urbana non è solo un concetto da convegno, ma qualcosa che si vede – nei quartieri, nei palazzi, nei servizi. Sala lo sa bene e aggiunge anche che non tutti applaudono: "Una parte della cittadinanza è ancora critica verso i cambiamenti in atto”. Ma tant'è: trasformare una città non è mai una passeggiata in Parco Sempione.

Milano, da “trasferiamoci a Londra” a “resto volentieri”

Il sindaco ha puntato i riflettori su un punto chiave: l’attrattività internazionale. Fino a pochi anni fa, convincere un talento straniero a trasferirsi a Milano era tipo una trattativa da mercato immobiliare: complicata, lunga e spesso senza lieto fine. Oggi invece le cose sono cambiate: Milano è diventata una destinazione. Anche per chi potrebbe scegliere Berlino, Barcellona o Amsterdam.

Un dato su tutti? Gli studenti stranieri: in dieci anni, il loro numero è aumentato di dieci volte. Merito delle università, della qualità della vita, delle opportunità. E sì, anche del fatto che oggi puoi trovare un ramen decente, coworking su ogni angolo e linee metropolitane che funzionano (quasi sempre).

Green, sostenibile, ma senza fuffa

L’occasione per il discorso non era casuale: l’assemblea del Green Building Council Italia, che si occupa proprio di sostenibilità nel mondo dell’edilizia. Sala ha ribadito che la rigenerazione urbana non può esistere senza una visione ambientale seria. Quindi sì ai palazzi belli, ma anche efficienti, inclusivi, collegati bene e a basso impatto. Niente rendering futuristici buttati lì: serve concretezza. E secondo lui, a Milano, qualcosa si sta facendo.

Milano laboratorio d’Italia (e forse d’Europa)

Nel discorso c’era anche una frecciatina garbata al passato: “Se avessimo lasciato Milano com’era 25 anni fa, sarebbe stato meglio o peggio?”, ha chiesto Sala. E la risposta, anche senza applausi registrati, è abbastanza scontata: meglio no. Oggi Milano è una città che sperimenta, si mette in discussione, evolve. Ha i suoi limiti – prezzi alle stelle, affitti da capogiro, traffico che a volte ti fa rimpiangere la bici del nonno – ma resta il laboratorio urbano più dinamico d’Italia. Un posto che non si accontenta, che prova a stare al passo con le grandi capitali europee e che, almeno in parte, ci sta riuscendo.

Voi che ne pensate?

 

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