
Prima di avere figli l'estate è il periodo più bello e atteso dell'anno. I ritmi rallentano, la sera si s-ciabatta tra un bar e un chiringuito che qualcuno ha aperto in città senza arrivare in Costa Rica, in ufficio ci si lamenta per l'aria condizionata (troppo alta se sei donna, troppo bassa se sei uomo) ma in fondo, chissene... l'unica cosa che conta è decidere dove andare in vacanza.
Poi arrivano i figli. E comincia l'incubo. Dove-minchia-li-metto? Ricordo distintamente le estati trascorse h24 con mia nonna, eccezion fatta per 10 giorni a Rimini a giugno e qualche giorno in montagna ad agosto... ma adesso che i nonni sono sempre più anziani e non possono stare dietro ai nostri figli iperattivi e ipersollecitati? Oppure, adesso che i nonni se ne stanno - quando ci sono ancora - in una città diversa da Milano? Insomma, l'unica soluzione è entrare nel girone infernale dei campi estivi.
Quando suona l’ultima campanella, per le famiglie milanesi il puzzle per piazzare i figli diventa un sudoku a 9.000 caselle. I centri estivi del Comune? Pieni a tempo record. Gli oratori provano a reggere il colpo, ma non fanno miracoli.
Quindi, molti finiscono dritti nel magico mondo delle offerte private: yoga tra le margherite, corso di chitarra sotto il sole delle tre, chi gioca al piccolo chef mentre impara l’inglese meglio di Cambridge... E ovviamente i bootcamp sportivi o i workshop high-tech che manco alla Silicon Valley. L’offerta è vasta, variegata e… salatissima. E sì, perché se vuoi che tuo figlio faccia coding in inglese e meditazione al tramonto, devi mollare giù cifre che fanno tremare il tuo home banking.
I numeri parlano chiaro: 4.000 fortunati trovano posto nei centri comunali su quasi 9.000 slot. Gli altri? Mille sono ancora in lista d’attesa, con i genitori che refreshano la pagina come se aspettassero i biglietti per la reunion degli Oasis. E poi ci sono 2.300 bambini che con il Comune riescono a farsi pure la vacanza al mare o in montagna, ma la fila dietro è lunga altri 1.350 nomi. Praticamente Hunger Games.
A settembre, per non farsi trovare impreparati al rientro in ufficio, aprono anche dei campus post-estivi in alcune zone della città. Una mossa da veri pro, perché a Milano anche l’ultima settimana prima della scuola è una corsa a ostacoli. E chi non ha già tutto pianificato, rischia di ritrovarsi con i figli in braccio durante le call di lavoro.
Nel frattempo, per chi punta sui privati, la batosta è garantita: i prezzi sono fuori scala. In due anni, aumenti quasi del 23%. A Milano, il record: quasi 2.000 euro per otto settimane a figlio. Fai due conti, con due bambini arrivi a oltre 3.500 euro. Altro che ferie, ti tocca lavorare solo per pagare il campus. Secondo l’ultima ricerca di Adoc ed Eures, i centri estivi sono un salasso per i milanesi da 227 euro di media a settimana.
L’estate a Milano non è una stagione: è una gara di resistenza. E quando finalmente riaprono le scuole... spesso l'orario è ridotto e si può solo sperare di essere in una scuola dove l'associazione genitori organizza il servizio integrativo (naturalmente a pagamento e a posti limitati)... Comunque, siamo certi che la maggior parte di voi che ci state leggendo non avrete problemi perché siete giovani, forti e senza figli a carico. Una prece per tutti gli altri.
Autrice: Daniela Faggion
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