Settembre si avvicina e, con lui, il grande classico del periodo, che non sono i buoni propositi ma la spesa per i libri di scuola. Secondo i dati diffusi da Adoc, l’Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori, il costo medio dei testi scolastici ha ormai superato i 700 euro a studente. Una cifra bella peso per i portafogli, specie se moltiplicata per due o tre figli. E l’Antitrust, di fronte a questi numeri, ha deciso di vederci chiaro.
Indagine in corso: Antitrust chiama, editori rispondano
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’indagine che punta a verificare eventuali distorsioni nel sistema. Perché non si tratta solo di prezzi in salita: dietro il caro-libri si nasconderebbero dinamiche poco trasparenti. In particolare, l’Antitrust ha messo sotto osservazione la frequenza con cui i libri vengono ripubblicati in nuove edizioni, spesso senza reali modifiche di contenuto.
Parliamo di un libro su dieci ogni anno, che sale fino al 35% nel primo anno delle medie e delle superiori. Il risultato? Impossibile riciclare libri usati da fratelli, cugini o amici. Ogni settembre si riparte da capo, con edizioni “nuove di pacca” che rendono inutilizzabili quelle dell’anno prima, poi magari dentro sono cambiate giusto tre foto. Una scelta che, secondo l’Antitrust, sarebbe più figlia delle direttive ministeriali che di veri aggiornamenti contenutistici.
Il digitale che complica, invece di semplificare
A peggiorare la situazione, ci si mette anche la gestione dei materiali digitali. Alcuni editori usano piattaforme proprietarie per fornire contenuti online, con restrizioni nell’accesso e poca flessibilità d’uso. Una strategia che non solo rende difficile condividere materiali tra studenti, ma limita anche la concorrenza. Come se non bastasse, gli sconti sono rari e il mercato dell’usato viene ostacolato da ogni parte. Entro fine settembre, le case editrici dovranno rispondere alle richieste dell’Autorità, che potrebbe decidere per sanzioni importanti entro la fine dell’anno. In gioco non c’è solo la trasparenza, ma l’accessibilità stessa all’istruzione per migliaia di famiglie.
I numeri (che non tornano) della spesa scolastica
Secondo l’ultima rilevazione dell’Adoc, i costi medi per chi inizia un nuovo ciclo scolastico fanno girare la testa:
- 355,23 euro per i libri del primo anno delle scuole medie
- 552,69 euro per chi inizia le superiori
- A cui si aggiungono 132,30 euro di materiale scolastico (zaini, astucci, diari…)
Risultato? Per un ragazzo delle medie si arriva a quasi 490 euro, per uno delle superiori si sfiorano i 685 euro. E se aggiungiamo i dizionari, è un attimo superare i 700 euro: quello di latino costa tra i 75 e i 100 euro, quello di greco può arrivare anche a 133 euro.
Facendo i conti su tutto il percorso scolastico, si arriva a 662 euro per i tre anni delle medie e 1.862 euro per i cinque anni delle superiori. Totale: oltre 2.500 euro a figlio in otto anni. E stiamo parlando solo di libri.
Il commento: tra cultura e rincari, genitori alla deriva
A lanciare l’allarme è anche la presidente di Adoc, Anna Rea, che non usa mezzi termini:
“I prezzi dei libri di testo continuano a crescere, mettendo a dura prova i bilanci familiari, soprattutto quelli delle fasce meno abbienti. Sempre più genitori sono costretti a barcamenarsi tra gruppi WhatsApp, chat di quartiere e mercatini dell’usato nel tentativo di recuperare libri scolastici usati a prezzi accessibili”.
E la fotografia è esattamente questa: famiglie che si organizzano come se dovessero gestire un festival di beneficenza, tra richieste last minute, incastri da Tetris e atti di fede nei confronti dei marketplace.
Una scuola davvero per tutti?
Se da un lato è giusto investire nell’istruzione, dall’altro c’è da chiedersi se il sistema attuale sia davvero sostenibile per tutte le famiglie. La spesa obbligatoria per iniziare l’anno scolastico, ormai, sembra più simile a quella di una piccola vacanza all’estero. E in molti casi, lo sforzo economico diventa un ostacolo reale all’accesso all’istruzione.
Si spera quindi che l’indagine Antitrust serva non solo a fare chiarezza, ma anche a mettere sul tavolo una riforma del sistema di adozione dei testi scolastici. La cultura dovrebbe essere un diritto, non un prodotto premium.