Quando parla di Milano, Giovanni Storti – uno dei tre volti storici di “Aldo, Giovanni e Giacomo” – non si limita alle battute. In un’intervista a La Repubblica, il comico ha usato parole dure per raccontare la sua città, quella dove vive e che conosce bene. «Milano io la vedo degradata, per i miei canoni. Troppo rumore, troppa furberia e anche arroganza. E sempre meno civismo, meno comunità e conservazione del pubblico, pochi negozi e quindi gente con cui chiacchierare».
Parole che hanno fatto discutere, perché pronunciate non da un politico o da un urbanista, ma da un artista che da anni si è ritagliato anche un ruolo da attivista ambientale e divulgatore. E che, tra spettacoli e social, continua a dire la sua su come dovrebbe cambiare la città.
«Milano ha bisogno di verde»
Il punto di partenza è semplice: mancano gli alberi. «Le città hanno bisogno di verde, di alberi che ci salvano la vita perché sono dei condizionatori naturali, catturano l’anidride carbonica, emettono ossigeno, creano umidità. Con queste temperature spaventose, poi, sono indispensabili. Eppure, c’è una incredibile resistenza al cambiamento, anche di fronte a un disastro climatico che ormai possiamo solo contenere». Non è la prima volta che Giovanni Storti insiste su questo aspetto: per lui, piantare alberi non è un vezzo, ma una questione di sopravvivenza urbana.
«Pedonalizzare almeno il 10% delle strade»
Altro nodo cruciale: il traffico e l’uso delle auto. Milano, con i suoi 1.700 chilometri di strade, secondo Storti dovrebbe diventare più a misura di bici e pedoni. «Ci sono 1.700 chilometri di strade, perché non se ne pedonalizzano un po’, almeno un 10 per cento?». La proposta è chiara: rendere pedonali circa 170 chilometri di strade, liberandole dalle macchine. Un obiettivo che sembra enorme, ma che per Storti è più che fattibile, se solo ci fosse meno “resistenza mentale”. Lui porta l’esempio del suo quartiere: «Quando hanno chiuso alle auto via Verga, ecco tutti protestare, “ma come, non possiamo più usare la macchina?”. Adesso però sono tutti contenti. È il primo passo per trasformarle in strade verdi, solo per bici». Insomma, il solito copione: prima le polemiche, poi – una volta sperimentata la novità – nessuno tornerebbe indietro.
Nell’intervista non mancano le stoccate alla politica. «I partiti di destra temono di perdere l’elettorato, come se limitare l’uso delle auto fosse una limitazione delle personali libertà. Ma sono vizi camuffati da libertà». E Storti cita Parigi e Bologna come modelli virtuosi: la capitale francese con le sue strade sempre più bike friendly, e il capoluogo emiliano che ha introdotto il limite dei 30 chilometri orari in città. Una misura criticata da molti automobilisti, ma che lui definisce «una grande idea».
Dal palco ai social: il nuovo ruolo di Storti
Chi lo segue da tempo sa che Giovanni Storti non si limita al cabaret. Negli ultimi anni ha usato i social per parlare di natura, ambiente e qualità della vita. «Mentre ero in campagna con mia moglie, in una primavera bellissima, ho cominciato a raccontare queste cose su Instagram, che piacevano, e poi mi ci sono messo d’impegno». Oggi sul suo profilo non ci sono solo ricordi del trio comico che ha fatto la storia della comicità italiana, ma anche riflessioni su ambiente, clima e città. Una community che lo ascolta non solo per ridere, ma anche per riflettere. Anche se, ammette, «i social sono misteriosi: io non riesco a capire quante persone siano davvero interessate al tema ambientale, o al fatto che le faccia ridere, per quell’attimo». E presto lancerà anche un nuovo progetto: «Il nuovo canale, Immedia, pubblica contenuti con esperti». Un passo in più per dare voce a chi di sostenibilità se ne occupa per mestiere, e non solo per passione.