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Gucci, Sunnei, Armani: cosa ci ha colpito di questa Milano Fashion Week

La fashion week iniziata sotto una bomba d’acqua ha visto rilanci, novità e una prima volta senza Re Giorgio. Ma oltre ai soliti noti cosa o chi ci ha colpito?
29 Settembre 2025

Sono due gli appuntamenti che segnano l’inizio dell’autunno: il rewatch di Una mamma per amica e la Milano Fashion Week P/E. Una settimana della moda iniziata sotto una bomba d’acqua – per una giornata anche Milano ha avuto il mare – che ha visto rilanci, novità e una prima volta senza Re Giorgio. Ma oltre ai soliti noti cosa o chi ci ha colpito? Basta chiedere.

Gucci prova a risollevarsi

Gucci apre le passerelle (si fa per dire) con il debutto di Demna, fresco di addio a Balenciaga. Lo stilista georgiano punta sulle star di Hollywood e un sapiente saccheggio degli archivi storici della maison. Nessuna sfilata, ma un film di 30 minuti con attori iconici, da Demi Moore a Elliot Page, da Edward Norton a Ed Harris, per un ritratto di famiglia in cui ogni membro ha un suo look e rappresenta un diverso archetipo. La Gucciness di Demna vede l’esaltazione delle stampe doppia GG, il ritorno del floreale (lo sappiamo, per la primavera, avanguardia pura), i cappotti oversize, l’accostamento di texture diverse, mini-dress scintillanti per 37 look totali, molti dei quali fanno parte della filosofia “see-now-buy-now”. Insomma, anche al debutto si deve fatturare. Soprattutto visto il periodo nero di Gucci. Il marchio di punta del gruppo Kering genera da solo il 40% delle vendite complessive, ma non se la passa bene. A luglio ha registrato un nuovo trimestre negativo (-15%), con gli introiti della prima metà dell’anno che scivolano al -25% rispetto allo stesso periodo del 2024. Allarme rosso e non un bel rosso Natale. Forse solo una magia del re Mida della moda potrà fare il miracolo.

Sunnei, addio con asta

Da un arrivo a un addio. Loris Messina e Simone Rizzo, dopo dieci anni alla direzione creativa di Sunnei, abbandonano il loro marchio. E lo fanno con una performance che avrebbe fatto rosicare d’invidia qualsiasi drammaturgo. Invece di mostrare le loro ultime creazioni, il duo ha messo in scena un’asta realizzata in collaborazione con Christie’s: i pezzi messi in vendita erano loro stessi e il marchio. Il pubblico è stato coinvolto nella performance con una finta valuta, i “fashion dollars” da usare per le contrattazioni. Molto Monopoli, ma ok. Alla fine, l’asta si è chiusa con una vendita di 111 milioni (finti, eh) per il brand e di 95 milioni per i due stilisti. Geniale? Certo. Un filo triste? Anche. Nel 2020 Sunnei aveva ceduto la maggioranza del suo capitale al gruppo ungherese Vanguards per una cifra stimata di circa 6 milioni di euro. In teoria per una crescita e nuovi progetti, in pratica nel 2023 il bilancio era ancora in negativo con un fatturato di poco più di 2 milioni. E senza i suoi fondatori, Sunnei reggerà il colpo?

Il debutto di KNWLS

Debutto di tutt’altro tipo quello extra UK per KNWLS, letto Knowles (esatto, proprio come Beyoncé). Il brand britannico fondato nel 2017 dalla coppia Alex Arsenault e Charlotte Knowles sfila per la prima volta a Milano e lo fa lanciando la sua collab con Nike, con musica techno ed energia alle stelle. Uno stile bold (o se preferite imbruttito) che vuole essere versatile per passare dalla palestra al club, dall’ufficio al giretto al parco. Capi multitasking che ricordano, per forme e volumi, un po’ le armature alla Giovanna d’Arco, ma con materiali più comodi e pratici, tra cui l’immancabile neoprene per le piogge primaverili e la tecnologia esclusiva Flyknit (quella di Nike), solitamente usata per le scarpe e che questa volta passa ai corsetti. Un meritato traguardo dopo un lungo percorso iniziato con l’apparizione di un loro top sul set di Euphoria, fino alle collaborazioni con le prime celebrities che hanno creduto in loro: Kim Kardashian, Dua Lipa e Bella Hadid per dirne qualcuna. Eh sì, pure Beyoncé. Oltre alle Blackpink, con Lisa e Jennie, che hanno aperto al mercato coreano. I fatturati non sono da capogiro: KNWLS al momento resta ancorato alle collaborazioni per farsi un posto stabile nel mercato, ma siamo curiosi di scoprire quanto la spinta Nike e il debutto milanese porteranno come introiti.

Armani senza Armani

Una chiusura di un’epoca, quella di Giorgio Armani, che ha sfilato per ultimo in questa Fashion Week e per la prima volta senza il suo re. La realtà creata da Armani è diventata un gruppo con ricavi pari a 2,3 miliardi nel 2024 e tutti si chiedono cosa riserverà il futuro. In passerella, oltre a tanti occhi lucidi, Armani ha ricreato la magia del suo fondatore che, per il traguardo dei 50 anni, aveva pensato a uno spettacolo unico alla Pinacoteca di Brera. A sfilare, 137 capi che hanno scritto il successo del brand e alcune modelle e modelli storici: da Nadège a Daniela Peštová, da Markus Vanderloo a Olga Serova. È vero, non si vive di soli ricordi, ma nel cortile della Pinacoteca, con le note di Einaudi in sottofondo, lasciateci credere che zio Giorgio sia ancora qui con noi. Lui, infatti, insieme ad altri nomi leggendari, ha reso la Milano Fashion Week un evento globale, al pari di New York, Londra e Parigi. La settimana della moda di quest’anno ha superato un nuovo record con un indotto di 239 milioni di euro, il +12,3% rispetto allo scorso anno, e con una stima di visitatori di oltre 149 mila, il 46% dall’estero, il 54% dal resto d’Italia. Il Re, anche da lontano, ha fatto la sua parte.

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