Milano non dorme mai, e questa volta nemmeno il Consiglio comunale. Dopo quasi 12 ore di discussione consecutive, la delibera sulla vendita dello stadio di San Siro a Inter e Milan è stata approvata a notte fonda, quando ormai anche i piccioni sui Navigli avevano smesso di fare rumore.
Il documento è passato con 24 sì, 20 no e nessun astenuto. Due consiglieri non hanno partecipato al voto. Forza Italia, come annunciato, ha scelto la linea dell’assenza, tranne un “ribelle” del partito, Alessandro De Chirico, che ha votato no.
Il risultato è storico: con questa decisione, il Comune cede il Meazza e le aree circostanti ai due club per un valore di 197 milioni di euro. Un passaggio che apre la strada al nuovo stadio e alla conseguente demolizione di San Siro, un tempio del calcio che proprio quest’anno festeggia i suoi cento anni.
Cosa prevede l’accordo
La delibera approvata stabilisce che Inter e Milan acquisiscano l’area per poter finalmente realizzare il nuovo impianto, più moderno e funzionale, in tempo per ospitare gli Europei di calcio del 2032. Prima, però, lo stadio di San Siro farà in tempo a vivere il suo ultimo grande evento: la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Dopo quell’ultima passerella, lo stadio verrà abbattuto, lasciando spazio a un progetto che promette di trasformare non solo l’impianto sportivo, ma l’intero quartiere. Una rivoluzione urbana che, come tutte le rivoluzioni, divide: c’è chi applaude all’idea di guardare avanti e chi non riesce a immaginare Milano senza il Meazza.

Le parole della vicesindaca Scavuzzo
A commentare la decisione è stata soprattutto la vicesindaca Anna Scavuzzo, che al termine della seduta ha dichiarato: “Abbiamo provato a scrivere una pagina nuova, e siamo solo all’inizio”. Parole che sottolineano la soddisfazione per una scelta ritenuta cruciale per il futuro dell’area. La stessa Scavuzzo ha riportato anche il sentimento del sindaco Giuseppe Sala, rimasto in Aula fino all’ultimo: “In ‘salese’, mi ha detto ‘sono contento’”, ha rivelato la vicesindaca, auspicando che la maggioranza non perda pezzi, anche se il passaggio è stato “di forte frizione”.
Un voto combattuto e spaccature interne
Nonostante il risultato favorevole, la decisione non è arrivata senza tensioni. Dei 20 voti contrari, ben sette arrivavano dalla stessa maggioranza, a conferma di quanto il tema abbia diviso anche all’interno del centrosinistra. A questi si sono aggiunti i no di Lega, Fratelli d’Italia, Noi Moderati e il già citato consigliere forzista De Chirico.
Due consiglieri hanno scelto di non partecipare: Marco Fumagalli (Lista Beppe Sala Sindaco), che ha anche annunciato le sue dimissioni, e Manfredi Palmeri del centrodestra.
Le polemiche non sono mancate soprattutto nella notte, quando è stato approvato un sub-emendamento che ha fatto decadere gran parte dei 239 emendamenti presentati. Fino a quel momento ne erano stati discussi appena 25. Una mossa definita da alcuni come “tagliola”, che ha fatto infuriare i Verdi e parte della maggioranza. “Quando ci sono posizioni diverse che si confrontano, la dialettica funziona così. Abbiamo lasciato lo spazio per esprimersi e per assumere una decisione e la maggioranza di questa aula si è espressa”, ha commentato ancora Scavuzzo, cercando di chiudere le polemiche.
Ora la palla passa ai club
Approvata la delibera, la partita si sposta ora fuori da Palazzo Marino. Tocca infatti a Inter e Milan presentare i piani concreti per il nuovo stadio e per la riqualificazione dell’area. “Adesso parte una pratica amministrativa non banale e tocca alle squadre fare una parte che fino a ora hanno fatto troppo poco”, ha concluso la vicesindaca. Insomma, dopo anni di dibattiti, promesse e rinvii, qualcosa si muove davvero. San Siro, che nel bene e nel male è stato la “Scala del calcio” e un simbolo per generazioni di tifosi, sembra avviato verso l’ultimo capitolo della sua storia.
Il tema resta però fortemente divisivo: da una parte l’orgoglio di poter vantare un nuovo impianto all’altezza degli standard internazionali, dall’altra la nostalgia di chi non riesce ad accettare l’idea di abbattere lo stadio dei record, quello delle notti di Champions, dei concerti, degli scudetti festeggiati dentro e fuori.
La questione, però, è segnata: la città ha scelto la strada del cambiamento. Ora non resta che aspettare le prossime mosse dei club e, soprattutto, vedere se davvero entro il 2032 Milano potrà inaugurare un nuovo stadio pronto a raccogliere l’eredità del Meazza.