Per noi gente a cavallo fra la seconda circonvallazione e la tangenziale, le baby sitter sono signore del quartiere che devono arrotondare la pensione oppure ragazze trovate su TopTata o, al massimo, sui cartellini appiccicati fuori dalle scuole: quelli con una descrizione semplice e una dentiera di foglietti pronti per essere strappati e messi in tasca. Quando ci si avvicina al centro e alle scuole private, però, le tate improvvisamente cambiano nome, abbigliamento e tariffa: si chiamano nanny, hanno agenzie specializzate che le piazzano e stipendi che spesso fanno invidia ai professionisti che si fanno chiamare “dottori”. Sia ben chiaro, “dottoresse” inteso come “laureate” lo sono certamente anche loro e vantano una preparazione solida e variegata: scienze dell’educazione e lingue straniere, soprattutto, ma anche tanta gavetta negli asili e nelle case delle famiglie bene dell’Europa e del mondo.
Da poco Il Corriere della Sera ha dedicato un bell’articolo all’argomento, che peraltro ha un’ampia copertura a livello internazionale. CNBC, The Independent, Bright Side, persino Nasdaq: tutti hanno dedicato almeno un articolo alle assistenti per l’infanzia impegnate presso famiglie (molto) benestanti e hanno messo in luce pregi e difetti di un mestiere che richiede molte competenze e molta dedizione, ma può portare anche parecchio grano. Quindi, quando vedete un’elegante signorina al parco, magari vestita tono su tono rispetto ai bambini che accompagna ai giochi, sappiate che potrebbe avere molto da insegnarvi su come ci si fa un mazzo ben pagato.
Vediamo cinque punti che emergono a proposito delle tate de luxe che popolano gli attici di Milano:
Cv della madonna
Innanzitutto, la tata de luxe non è semplicemente la bambinaia che “sorveglia i bambini”: è una professionista a tutti gli effetti, con formazione specifica e anni di esperienza alle spalle come abbiamo detto. Deve conoscere i ritmi di crescita dei bambini, conosce a memoria Il linguaggio segreto del neonato e Il linguaggio segreto dei bambini, sa gestire lo svezzamento (anche quello vegano), organizza attività adeguate all’età dei rich kids, parla fluentemente almeno tre lingue e spesso ha fatto pure corsi di pronto soccorso e distruzione. Non sta lì solo a “badare” ai bambini: costruisce ritmi e routine, supporta le famiglie “high profile”, mantiene un profilo discreto ma è sempre impeccabile. Guai a confonderla con la cleaning sicura: la tata de luxe forgia giovani virgulti!

Vita e routine nella riccanza
Entrare a lavorare per una famiglia ricca significa immergersi in un mondo in cui casa, logistica, tempo libero e lavoro si mescolano in un contesto fortemente strutturato: ambienti domotici, stanze dei giochi enormi, regole dettagliate persino sul passeggino o sull’illuminazione della cameretta. La tata magari ha una casa sua ma vive presso la famiglia per essere sempre a disposizione; può trovarsi a leggere email alle sette del mattino dal soggiorno open‑space di una villa o di un appartamento di lusso; può dover andare a sciare due settimane a Natale o tutti i weekend d’inverno… deve sapersi adattare a uno stile di vita un po’ “sborone” restando sempre sotto traccia ma pronta a tutto. In questo scenario, la routine è fondamentale quanto l’elasticità mentale.
Il mercato delle tate high‑end
Prima regola del club delle tate high profile è “senza un’agenzia non sei nessuno“: esistono agenzie specializzate che selezionano candidati con requisiti top e gestiscono tutti gli aspetti contrattuali. Le retribuzioni sono molto sopra la media (scordatevi i 10 euro che allungate alla signora Maria del primo piano quando fate tardi in ufficio), a fronte di richieste per cui la suddetta signora Maria vi manderebbe sonoramente a stendere. Esistono pacchetti che prevedono trasferte, convivenza, turni estesi, e che richiedono una presenza e una competenza che vanno ben oltre il babysitting. In pratica, chi lavora in questo mercato è trattato come un professionista con specializzazione nel “servizio per l’élite”.
La liturgia dell’ingaggio
Il processo di assunzione è una vera e propria cerimonia: genitori in giacca e cravatta e tailleur su misura scrutano le candidate innanzitutto in videochiamata, con domande puntuali, verifiche serrate e aspettative dettagliate, per poi passare (se viene concesso un incontro di persona) a prove pratiche vere e proprie. Occorre dimostrare non solo le competenze tecniche (lingue, formazione, sicurezza pediatrica) ma anche l’allineamento con il lifestyle della famiglia: disponibilità alle trasferte, orari non convenzionali, comportamento impeccabile, presentazione curata ma non chiassosa (evitate una manicure con il semipermanente leopardato per intenderci). L’intervista può includere richieste che sembrano strane, perché la famiglia vuole capire che la persona sia “in linea” con il suo universo e possa essere presentata anche in contesti sociali d’élite. È un momento in cui tutto conta: l’aspetto, la puntualità, la calma, la capacità di adattarsi.
Un universo parallelo
Seconda regola del club delle tate high profile: “senza una chat di altre tate sparisci in fretta“. Dietro questo mondo esclusivo si muove una vera e propria “comunità invisibile”: al parco le super tate si passano contatti, consigli, reazioni alle richieste più bizzarre, tastano il terreno nei quartieri migliori, conoscono le agenzie giuste ma imparano anche a muoversi in autonomia, perché il passaparola ha comunque un peso e, in caso di imprevisti, le famiglie non hanno sempre tempo di passare dall’agenzia di nuovo. Si crea una rete di scambio e supporto dove si ride (sommessamente) di richieste assurde e si condividono anche strategie di sopravvivenza. Perché quei dannati bambini non dovranno mai lamentarsi con le loro fottutissime famiglie.