Butta male per la gioiello-gastronomia milanese per eccellenza: Peck ha chiuso il 2024 con una perdita di oltre 2,1 milioni di euro. Certo, l’anno prima ne aveva persi addirittura 3,2, quindi un miglioramento c’è stato, ma non si può parlare di conti solidi. Che succede?
I ricavi sono stabili a 16,9 milioni, quindi la clientela disposta a concedere qualche lusso al palato evidentemente non manca: sono i costi che restano troppo esosi per consentire all’azienda di non traballare. Lo dice un articolo di Affaritaliani.it, secondo cui due cazzottoni sarebbero arrivati alla gastronomia dalla chiusura del punto vendita di CityLife e dalla fine degli sconti sugli affitti concessi durante il Covid, cosa che aveva in parte addolcito i costi. Tutto bene invece per il centro nevralgico di Peck, il negozio di via Spadari, che ha visto migliorare le vendite.
Alla guida della società c’è Leone Marzotto, presidente e amministratore delegato, che ha in tasca oltre il 61% delle quote. A coprire il resto ci sono i fratelli Ita, Marina e Umberto Marzotto, tutti soci di minoranza.
Perché ha chiuso Peck a CityLife
A febbraio, la notizia: Peck a CityLife chiude. Dopo sei anni, il locale si è arreso al nemico numero uno del pranzo fuori: lo smart working. A quanto pare, l’afflusso di business people che doveva invadere le Tre Torri è rimasto un dream irrealizzato, con la pausa pranzo diventata un miraggio per chi lavora in remoto. Risultato? La storica azienda milanese ha chiuso baracca e burattini, mentre Citylife cerca di tirare avanti con i suoi 11,3 milioni di visitatori annui. Peccato che i numeri non abbiano mai convinto davvero chi puntava tutto sulla combo “clientela premium + pausa pranzo di lusso”. Non è bastato il via vai dei residenti o l’esercito di visitatori del centro commerciale: senza gli uffici a pieno regime, il bistrot ha dovuto salutare le Tre Torri.