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Si fanno sempre meno figli, la fecondità è ai minimi storici e aumenta l’età della pensione

Gli ultimi dati dell'Istat ci pennellano un paese sempre più vecchio. Perché? Eh, non si fanno più figli.
29 Ottobre 2025

Le buone notizie, domani.

Forse.

Oggi torniamo a parlare di natalità, anzi denatalità. Niente di nuovo all’orizzonte, anzi peggio. Gli ultimi dati dell’Istat, in base alle stime della Ragioneria Generale dello Stato, ci pennellano un paese sempre più vecchio e prevedono un aumento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia a 68 anni e 11 mesi nel 2050 (dai 67 anni attuali) e a 70 anni nel 2067. Questo perché nei prossimi decenni gli over 65 aumenteranno, fino a superare 1/3 della popolazione nel 2050 (quando saranno pari al 34,6%).

E questo perché? Perché non si fanno più figli.

Denatalità in Italia, abbiamo un bel problema

Dal report sulla natalità è venuto fuori che nel 2024 le nascite sono scese sotto quota 370mila (per la precisione 369.944) in calo del 2,6% sull’anno precedente. Un trend che procede “sereno” anche nel 2025: secondo i dati provvisori relativi a gennaio-luglio, infatti, sono circa 13mila in meno i bimbi nati rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%). Le regioni dove il calo è più pesante sono l’Abruzzo e la Sardegna (con un -10,2% e -10,1%) mentre in Valle d’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e di Trento si registra un aumento delle nascite del 5,5%, 1,9% e 0,6%. Forse perché si vive meglio?

Chiediamo per un amico.

Se parliamo poi del numero medio di figli per donna, arriviamo al minimo storico: nel 2024 siamo a 1,18 (nel 2023 era 1,20) e la stima provvisoria dei primi sette mesi del 2025 cala ancora fino a 1,13. Le donne italiane, insomma, fanno sempre meno figli e diventano madri sempre più tardi.

Un po’ di numeri, così capiamo

Eccovi il quadretto della situa. Nel 2024 l’età media al parto raggiunge i 32,6 anni, segnando ancora una volta un aumento sul 2023 (32,5), e riapetto al 1995 parliamo addirittura di quasi tre anni. Limitando l’analisi ai soli primogeniti le donne diventano madri in media per la prima volta a quasi 32 anni (31,9) a fronte dei 31,7 nel 2023 e di 28,1 anni nel 1995. Capite bene qual è l’andazzo, no?

I commenti della politica

Dopo tre anni di governo – ha dichiarato la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva – è la dimostrazione più evidente della totale assenza di politiche per la famiglia“. Della stessa idea Marco Furfaro, responsabile Contrasto alle diseguaglianze e Welfare nella segreteria nazionale del Pd e capogruppo in Commissione Affari Sociali. “Il governo Meloni si riempie la bocca di parole come ‘famiglia’ e ‘natalità’, ma poi non fa assolutamente nulla per chi vorrebbe crearne una“, ha detto. Per Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, “si conferma la profonda crisi demografica che l’Italia sta attraversando. Non è più un segnale isolato, ma un trend che mette a rischio la sostenibilità sociale ed economica della nostra nazione“.

Ma qual è il problema?

I motivi dietro alla denatalità sono i soliti, ma proviamo a metterli in ordine.

  • Le persone studiano e si formano per più tempo rispetto al passato
  • Trovare un lavoro stabile è difficile, e di conseguenza è difficile lasciare la casa dei genitori e comprare casa e quindi fare progetti.
  • Le generazioni più giovani sono meno numerose visto che la diminuzione delle nascite è cominciata già dalla metà degli anni Settanta.
  • Difficoltà nella conciliazione tra vita lavorativa e familiare, soprattutto per le madri.

Che fare, quindi? Secondo Francesco Billari, demografo alla guida dell’università Bocconi, intervistato da Repubblica, bisogna “investire realmente sui bambini. E di farlo su tempi lunghi. Serve un impegno reale che ci porti a una politica come quella tedesca. Che possa garantire, entro una data precisa, un posto a tutti i bambini all’asilo nido, un patto da qui al 2030“.

In merito alle proposte del governo Meloni, Billari considera “Meritevole la volontà di detassare le mamme che hanno tre figli minorenni, per carità. Ma sono poche: noi abbiamo bisogno che possano sentirsi tranquille di poter lavorare tutte le mamme, non solo quelle che hanno tre figli. Interventi immediati che possano incidere non ci sono, serve un cambiamento culturale. Se l’hanno fatto i tedeschi credo che possiamo farlo anche noi

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