Caro Leone,
un giorno probabilmente sarai chiamato per il remake de Il libro della giungla insieme al figlio di Flavio Briatore, Falco; ma soprattutto, arriverà l’epifania e la consapevolezza di essere il frutto del mix tra 21 grammi di felicità di tuo padre Federico, e 21 grammi di bacche di goji come cena di tua madre Chiara. E sarà proprio quello il momento in cui andrai a cercare su Google cosa minchia abbiano fatto i tuoi genitori per essere più chiacchierati e condivisi delle citazioni di Oscar Wilde.
Se ti dovessi mai chiedere perché, ma soprattutto come, tua madre abbia deciso di darti alla luce scegliendo proprio tuo padre – un po’ come se Leonardo Di Caprio avesse tirato su famiglia con Arisa – beh, che dirti: ce lo stiamo chiedendo tuttora anche noi. E non è il proseguo del film con Will Smith, Leone, tua madre è veramente leggenda. Diplomata al liceo classico a Cremona, che non è poi questa Dubai o l’Upper East Side dell’hinterland lombardo, è stata una ragazzina come tutti noi: usciva, beveva, cercava le risposte su Yahoo Answer e, soprattutto, aveva Netlog. Ma a differenza di noialtri, con una triennale da finire dai tempi di Caracalla, nel 2009 apre il suo blog The blonde salad, e se mai ti sembrerà un nome di merda, vai tranquillo, in quell’anno andavamo in giro fieri con i nostri jeans Monella Vagabonda e Frankie Garage, scrivendo frasi con la penna invisibile sui diari dei Diddle mentre ascoltavamo Sexy Bitch di David Guetta. Quindi insomma, chiccazzosiamopergiudicare???
E nel blog, tua mamma, ha ben pensato di far sapere al mondo come cazzo si vestisse ogni giorno: lei, con la Vuitton regalata da tuo nonno, noi, con la felpa H&M a fare gli esperti di moda prendendola per il culo; ma il karma fa sempre il suo giro, Leone, e infatti noi siamo rimasti alla Caritas per un pasto caldo mentre guardavamo le Ig Stories di tua madre su un attico a Los Angeles, chiedendoci quali posti avrebbe visitato noncurante del fatto che la gita più importante che noi abbiamo mai realizzato sia stata quella a Bollate a Pasquetta 2013.
Dopo Rita Levi Montalcini, tua mamma è stata donna di (fanta)scienza, capace di teletrasportarsi da Bali, il lunedì mattina, a Praga nello stesso pomeriggio, coffee break a Londra e poi cena a Marrakech; nel mentre, ha trovato il tempo di creare un impero milionario tale da essere studiato come caso ad Harvard.
E qui, a questo punto, ti chiederai legittimamente: «Ma mio padre?», bella domanda Leò, bella domanda. Probabilmente tua madre l’ha conosciuto a una cena da Cracco: lei con davanti una tartare di salmone al profumo di sole di Bari, tuo padre Federico a vendere le rose tra un tavolo e l’altro. E poi sa il cazzo come, ce lo siamo ritrovati in ginocchio a un concerto all’Arena di Verona per chiederle la mano: credevamo tua madre si facesse prelevare d’urgenza dal suo jet per prendersi due settimane di convalescenza a Santo Domingo, invece ha detto Sì.
E il tempo di tre post su Instagram, e otto editoriali su testate giornalistiche internazionali, sei venuto fuori te; pensavamo fossi una nuova collezione di occhiali o cover di tua madre, e invece eri proprio un feto. Tua mamma Chiara, ha avuto un tempo di gestazione talmente lungo che ci ha fatto temere nascessi già adolescente e con un contratto a Mediaset. Ti abbiamo seguito, ci ha resi partecipi dei tuoi cambiamenti fisici; da quando eri una nocciolina, poi una mezza patatina di farro, poi un avocado, un’arancia, un pompelmo giallo, un’anguria senza semi, un’orata senza lische, un piatto di polenta taragna, e infine, finalmente, porca puttana, Te. Ti abbiamo partorito un po’ anche tutti noi, e infatti, stiamo aspettando che tua madre si degni di darci quello che è nostro: un po’ di like.
Qualsiasi cosa ti riservi il futuro, ricordati sempre di rispondere «Hi guys», indipendentemente dalla natura della domanda: «Oggi cos’hai mangiato?», Hi guys. «Cosa ne pensi del multiculturalismo?», Hi guys. Perchè quello è un marchio di fabbrica familiare, e la fabbrica dei tuoi è una miniera d’oro. Just saying.
Articolo scritto da Andrea Perticaroli
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