Qui gli sbarbati se ne vanno e gli umarell crescono: tel chi in estrema sintesi quello che emerge dai dati messi a disposizione dal Sistema Statistico Integrato del Comune. In che senso? Nel senso che l’età media avanza, come ha spiegato a Corriere Gian Carlo Blangiardo, demografo e docente alla Bicocca: «Una città che invecchia, dove la componente degli anziani con più di 85 anni è aumentata di una volta e mezzo in 15 anni, con la percentuale dei giovani diminuita del 15 %. Non bisogna neanche illudersi che l’aiuto arrivi dagli stranieri. Anche loro invecchiano. Ricordiamoci quello che è successo con gli immigrati che arrivavano dal sud e andavano a vivere nei quartieri della cintura milanese. Sono gli stessi quartieri che ora risentono maggiormente dell’invecchiamento».
Andiamo a vedere nel dettaglio questi dati. In primis, l’età media della città: 45 anni. Una media abbassata dagli stranieri (34,7), perché se si isolasse la popolazione italiana ecco che si alzerebbe fino a 48.1 (in aumento di 2 anni nell’ultimo decennio). La zona più vezza di Milano? Mecenate: è qui che si trova la percentuale più elevata di over 85 (6,3%), precedendo Parco Lambro – Cimiano (6,1%).
Ben venga la popolazione anziana: il problema sono i giovani, che se ne vanno. Tante storie di Giargiana che vengono al Nord, ma alla fine gli sbarbati (o recentemente ex sbarbati) sono sempre meno: i giovani italiani sono calati dal 22,5% del 2001 al 18,1% del 2016; i giovani stranieri dal 36,9% al 29,9%. Le zone con più giovani? Centrale, alla pari con Loreto (entrambe al 24% circa), segue Ticinese con il 23,7% e, da segnalare, Tortona, con il 19,3% di residenti che hanno tra i 15 ed i 34 anni, ed è anche il quartiere che conta il minor numero di immigrati (7,8%).
«Se vogliamo mantenere una città vitale bisogna giocare tutto sulla natalità — ha aggiunto Blangiardo —, aiutare laddove c’è interesse ad avere figli, dare una mano a queste coppie. Il Comune potrebbe svolgere un ruolo importante nei servizi, a partire dagli asili». L’unica consolazione arriva dai paragoni con la città metropolitana: «In prospettiva Milano invecchia meno di quanto invecchia il resto della provincia — aggiunge Blangiardo — gli altri Comuni hanno un indice d’invecchiamento maggiore. Milano ha scaricato prima l’invecchiamento e ha aperto atelier, mentre fuori città le coppie giovani invecchiano. Avendo già raggiunto una certa soglia ora tocca agli altri».
Quindi meno apericena e più figli, altrimenti prepariamoci a diventare una città di umarell (che, per certi versi, non è nemmeno male).
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