Avete mai provato a compiere gli anni a Milano?
Senza essere Chiara Ferragni e affittare un Frecciarossa per portare 200 persone a Venezia, intendo.
Io sì, poco tempo fa, precisamente lo stesso giorno di David Beckham, Donatella Versace, Marco Pannella, Dwayne Johnson, Francesco Facchinetti e la Royal Baby Charlotte Elizabeth Mazzanti Viendalmare. Non tutti mi fanno onore, lo so. Tuttavia, ho deciso di organizzare qualcosa di tranquillo post lavoro con colleghi e amici, dato che non festeggio il mio compleanno da quando a nove anni mia madre mi noleggiò un clown che costrinse me e i miei compagni di classe al gioco del limbo mentre lui realizzava oggetti fallici con i palloncini. Da allora ho la fobia di entrambi (i clown e il gioco del limbo, non gli oggetti fallici).
Fatto sta che faccio un po’ di ricerca su qualche locale che possa ospitare un numero intorno alle 25 persone per l’aperitivo. È mercoledì, c’è Roma Liverpool, fa freddo, non ci sarà in giro nessuno. E poi pheega siamo a Milano, avrò l’imbarazzo della scelta! ho ingenuamente pensato. E invece ho avuto l’imbarazzo e basta. Anche intestinale. Ho contattato e visitato diversi, innumerevoli locali nelle zone più disparate della City ed è andata più o meno così.
Locale 1: i meteoropatici
«Certamente abbiamo posto, però solo nel giardino interno».
«È previsto temporale», rispondo.
«Ci sono dei gazebo, molto belli»
«Temporale e freddo. Proprio rovesci»
«Ma i gazebo sono…»
«Sono gazebo. Non palafitte»
«Eheh sa cosa si dice, compleanno bagnato…!»
«…compleanno di merda. Arrivederci»
Locale 2: i filantropi
«Guardi, solo perché mi parla di un numero simile e di una sera infrasettimanale posso farle un’offerta altamente conveniente»
«Grandioso, sentiamo»
«C’è il nostro pacchetto Basic, include un drink e un piccolo ma elegante stuzzichino, sono 50 euro a persona»
[attimi di silenzio]
«Il piccolo ma elegante stuzzichino è un tartufo bianco grattugiato da Gordon Ramsay in persona mentre Cannavacciuolo gli tira pacche sulla spalla e Bastianich suona la chitarra in sottofondo?»
«Eheh, lei è simpatica, no, si tratta di samosa vegetariani con cetriolo e menta»
[attimi di silenzio]
«Certo, ecco, la informo però che non intendo invitare né Jovanotti, né Red Ronnie, né Maurizio Crozza che fa Germidi Soia»
«Prego, scusi?»
«Niente. Mi tratti bene i cetrioli»
Locale 3: i diffidenti
«Certo che c’è posto, abbiamo coperti per oltre 200 persone»
«Ah, ottimo! Prenoterei subito allora»
«Non accettiamo prenotazioni»
[faccia di Carlo Verdone che interpreta Mimmo in “Un sacco bello”]
«In che senso?»
«Non le accettiamo. Solo per la cena. La cena parte dai 100 euro a persona».
«Ma le garantisco un minimo di 25 persone, è mercoledì e…»
«Non le accettiamo»
«Posso versare una caparra. Oggi stesso»
«Non le accettiamo»
«Anche del 50%»
«Non le accettiamo»
«Facciamo 80%?»
«Non le accettiamo»
«Ammazza che cagacazzi»
«Come scusi?»
«Meravigliosi i terrazzi»
«Ma non ci sono terraz…»
Tu-tu-tu.
Locale 4: i pepe ar culo
«Sì, abbiamo posto, però dovete liberare i tavoli dopo un’ora e mezza»
«Ah. C’è qualche altro evento a seguire?»
«No. C’è che riserviamo i tavoli per un’ora e mezza»
«Perché poi cosa succede?»
«Niente. Policy. Ricambio. Turnover. Diversificazione. Shift»
«Antani?»
«Prego?»
«Niente. Quindi obbligate chiunque ad andarsene dopo massimo un’ora e mezza?»
«Sì»
«Mi perdoni, ho invitato quasi 30 persone provenienti da luoghi lontani e diversi, è possibile che qualcuno arrivi dopo un’ora e mezza»
«Troverà i tavoli liberi allora»
«Quindi potrà sedersi»
«Sì»
«Ma solo per un’ora e mezza»
«Mi prende in giro?»
«Non mi permetterei mai»
«Quindi?»
«La richiamo. Direi fra un’ora e mezza»
Alla fine, dopo una settimana buona di ricerche, l’ho trovato. Prezzo ragionevole, in centro, un’intera area del locale riservata per noi, un drink a testa, qualcuno in omaggio e un sostanzioso buffet. Tutto bellissimo, ma penso che per il prossimo compleanno noleggerò un Frecciarossa. Mi sa che è meno sbatti.
Articolo scritto da Federica Colli Vignarelli
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