Nella mia personale classifica dei peggiori momenti di imbarazzo retroattivo che ho affrontato nella vita (finora) ci sono sicuramente: rivedere gli orrendi outfit, sfoggiati con nonchalance per quasi una decade, composti da pantaloni a zampa dimessi abbinati a magliette slim-fit dai colori improponibili e prive di ogni ragionevole estetica; aprire la sezione ricordi di Facebook – grazie Zuckerberg per ricordarci ogni volta quanto in basso possiamo cadere – e rileggere gli status con cui affollavamo le nostre, già ridicole e piene di album di foto dai titoli lunghi mezzo schermo, bacheche pre-buongiornissimo che avevamo scambiato per agende da aggiornare quotidianamente; e, infine, il ritrovamento, con conseguente lettura, dei miei vecchi diari di scuola.
Sì, quei diari che già ad agosto ci affrettavamo a vagliare con la stessa cura e dedizione con cui mia nonna seleziona la verdura al banco frutta. Studiavamo le misure, la praticità, l’estetica, cosa suggeriva la moda di quegli anni. Valutavamo eventuali contenuti extra (sticker, appendici di dubbia creatività, presenza di pagine vuote da riempire con i nostri deliri adolescenziali) e ci confrontavamo subito con i nostri compagni di scuola per assicurarci che non ci fossero già troppe copie del nostro modello prescelto.
Tutto, insomma, fuorché valutare l’unica ragione pratica per cui ci servisse davvero. In fondo, già sapevamo che l’avremmo usato il tempo necessario per ridurlo in un impresentabile pezzo informe di carta scollata pieno di dediche, testi di canzoni e ritagli di giornale.
E visto che siamo a settembre e le scuole sono già riaperte, quale occasione migliore per rispolverare i più famosi?
La Smemo
Il diario per eccellenza, lo status symbol di una generazione, emblema di figaggine indiscussa e porto sicuro per gli indecisi. Tutti abbiamo trascorso almeno un anno con una smemo.
Il Sottobanco
Comodo come una forchetta per bere il tè, la sua caratteristica era la rilegatura ad anelli. Ricordo che a fine anno rimasi con solo una dozzina di fogli integri e ancora attaccati.
La Comix
Un diario per aspiranti comici, pieno di barzellette, freddure, fumetti. Alcune divertenti, altre…
Il diario della Naj Oleari
C’erano più fiorellini di campo e margherite sulla copertine di questi diarii che sui vestiti prodotti da Zara negli ultimi cinque anni.
Bastardidentro
Chiamamolo pure un cugino della Comix con un pizzico di irriverenza in più.
Generici diari di mode del momento
Potevano attingere alle serie tv più popolari, richiamare la fede calcistica o essere le copie sfigatissime dei più famosi diari elencati qui sopra. D’altronde, il diario non doveva essere altro che una fedele rappresentazione della nostra personalità.
E voi Imbruttiti, quali avevate? Fuori le foto (se le avete!)
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Articolo scritto da Maurizio Binetti
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