Come nelle gare sulle tabelline, c’è sempre il compagno stronzo che vince tutte le coccarde di carta fatte delle dolci manine della maestra e si porta a casa il voto più alto. Se in questi caso lo sparticulo era più che d’obbligo, c’è qualcuno che ha avuto la faccia tosta di declassare Milano e rimandarla con debiti.
Secondo la relazione semestrale dell’agenzia americana di rating Fitch, Milano dovrebbe salutare con il fazzolettino imbevuto di lacrime i bei tempi in cui poteva considerarsi il «motore di crescita dell’Italia».
Questo perché la città meneghina è sì super fica, dinamica e in continuo sviluppo e miglioramento dal punto di vista socio-economico, ma verrebbe trascinata nelle sabbie mobili del nostro paese, sempre più in caduta libera. Il contesto nazionale ci frega, in poche parole. Facendo 2+2 il risultato porterebbe alla triste valutazione BBB con un Outlook negativo pari a BBB-.
Per il Wall Street Journal rimaniamo comunque la città turistica più bella d’Italia. Ed ecco che torna sul compitino l’A+ a cui siamo tanto abituati.
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