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Lifestyle
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Cioè, fare il sancarlino non era mica semplice. Essere un Sanca negli anni ’90 e primi 2000, a pensarci bene, era un vero sbatti quotidiano, una missione mica da ridere. Io ci ho provato, ma al tempo non ci sono riuscito.

Chi era il sancarlino? (Musica di Superquark modalità: on)

Nella scala evolutiva della specie Pheeega Se Contiamo, distribuita a macchia di leopardo all’interno della sede principale di quello che fu il Gran Ducato di Milano, poi diventato Area C, e oggi considerata dal Milanese Imbruttito integralista come area spartiacque tra la vera Milano e l’inizio di Giargianalandia, il cosiddetto Sancarlino, o Sanca,  si posiziona dopo lo Yuppi, di cui spesso è prole, e prima dell’attuale bomberone, termine in cui riconosciamo l’ex Sanca ormai unito e mischiato con altre specie. Sottoinsieme di fighetto, l’origine etimologica del nome arriva direttamente dall’Istituto San Carlo, ma ovviamente, per essere classificato come Sancarlino, non era necessario essere iscritto e sostenere percorsi scolastici all’interno del citato istituto. In passato, ma si sente riecheggiare ancora oggi, il termine Sancarlino è stato accostato, spesso erroneamente, al termine Pariolino, sebbene costui abbia delle attinenze in termini di lifestyle ma marcate differenze geografiche, essendo il Pariolino nato e cresciuto nel quartiere Parioli di Roma. Ciononostante, tra Sancarlini e Pariolini si ricordano tentativi di partnership e alleanze nei periodi estivi: era facile per questi esemplari riconoscersi per merito dell’outfit e dell’atteggiamento, e tutto ciò avvicinava le due tipologie di giovani fighetti nei loro luoghi di incontro oggi conosciuti come Versilia, dove ha la villa il papi, o Porto (Cervo, ovviamente) dove ovvio vado tutte le estati.

Ma come si riconosceva un Sancarlino? E perché era uno sbatti la sua vita?

Non si diventava così da un giorno all’altro un Sanca DOC: dovevi avercelo nel sangue, e nel portafogli del papi. In molti, me compreso, hanno provato ad avvicinarsi e, per un periodo dell’adolescenza, tentare di scimmiottare il Sancarlino, ma era proprio un discorso di cash, e soprattutto di schema mentale difficile se non impossibile da raggiungere.

Era davvero uno sbatti. Oltre al budget richiesto per il goal diventare Sanca, la ricerca dei vestiti più nuovi e fighi DOVEVA diventare un’ossessione, e mica era semplice. Cioè non è che ti metti in tuta e vai a scuola, cazzofai la figura del babbo? No, il Sanca mai.

Essere Sancarlino era uno state of mind: menarsela era un impegno continuo, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Dal motorino alle scarpe, fino a dove si andava a ballare, la vita del giovane sanca era davvero un lavoro. Il tutto, comunque, senza mai rischiare di condire il proprio pensiero con idee politiche alla paninari. Fighe e firme, niente più. Questo il Sanca voleva (e la Sanca comunque era allineata).

Ecco quali erano gli impegni principali della vita superbusy da Sanca:

Tenere su il colletto della polo

Come segno di virilità e onnipotenza, il colletto in su era dimostrazione di forza e status sociale. Ovviamente la polo non era presa al mercato di Papiniano, ma nemmeno quelle della Lotto o Sergio Tacchini erano accettate (troppo da gabber); al limite andava bene una Fred Perry (che comunque mettevano anche i tamarri, quindi non sempre distintiva). Per essere un vero Sanca ci voleva in realtà la polo Ralph Lauren, con colletto su, sempre, anche nel letto la notte, se necessario (insieme ai fondamentali occhiali a mascherina di Gucci)

Chiedere al papi i soldi per la benza dello scarabeo bianco perlato

Il Sanca non faceva mica i lavoretti estivi o consegnava le pizze con il Booster per pagarsi la benza, ma che scherziamo? La broda per il motorello, rigorosamente Scarabeo 50, tendenzialmente bianco perlato, ma anche altri colori sono stati accettati dalla specie (come azzurrino o nero) bisognava chiederla al papi, perché muoversi per la city era un impegno e un costo. Ah, ovviamente sullo Scarabeo non erano ammessi particolari adesivi o rivisitazioni pseudo tamarre, causa immediato downgrade.

Rimanere allineato con le scarpe

Prada, Paciotti, e tante altre: rimanere allineati con il mercato delle scarpe da Sanca negli anni ’90 era un casino. Bisognava continuamente aggiornarsi, essere pronti all’acquisto e tenerle ben pulite e ordinate come biglietto da visita per mostrare il proprio status. In realtà, per alcune sottotipologie di Sanca, anche una scarpa Prada sporca poteva comunque risultare un oggetto adatto ad essere indossato, come segno di forza: il papi tanto ne avrebbe comprata un’altra quando voleva. Easy.

Entrare con la preve nella discoteca giusta, pure il pomeriggio

Solo Hollywood, Tocqueville o Casablanca, anche e soprattutto di pomeriggio, ma ovviamente in prevendita e nel privè. Corso Como dalle 15 alle 19, dopo la scuola del sabato mattina, era territorio colonizzato dai Sancarlini, il loro impero, la loro Polinesia Francese, la sede distaccata per lo show.

Sul cellulare poche e precise opzioni

Il Siemens te lo prendevi tu che eri un povero. Il Sanca andava di Star Tac o Nokia 8810. Cellulare da sfoggiare e che il papi aveva comprato facendo un po’ di storie, mapoivabbè è giusto che il son cresca con la tecnologia. Centinaia di lire spese e poi ci si spaccava di squilli per non spendere la ricarica. Che top.

Cominciare con il primo posizionamento online era già un impegno

Il germe dell’influencer over 30 di oggi era già attivo e pronto a crescere nel cuore e nello status online del Sancarlino. Sulle descrizioni personali di MSN, nelle foto di Duepuntozero e nell’uso di Netlog era fondamentale mostrare il proprio livello, senza mai cadere in stereotipi da tamarro o da babbo sfigato. Non c’erano i like allora, ma le prime voci online cominciavano a spandersi e il posizionamento era importante. Secondo alcuni studi eseguiti da studiosi internazionali, inoltre, sembrerebbe che proprio in questa epoca e su questi strumenti le Sancarline abbiano sviluppato le prime forme rudimentali di duckface.

Mantenere la divisione del mondo

C’erano più rischi quotidiani per un Sancarlino che selfie al matrimonio dei Ferragnez: l’essere visto con dei babbi, degli zarri, dei punkabbestia, dei ronciosi, dei gabber, avrebbe provocato un terremoto socio-culturale non indifferente. Ecco perché era importante per il vero Sancarlino DOC ripetere e ripetersi tutti i giorni quanto fosse Sanca, e quanto gli altri non fossero al suo livello. Bomber Sancarlino vero.

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