Se l’allarme sull’inquinamento delle acque fino ad oggi non ha avuto grande seguito, forse questa è la volta buona, anche se di buono ci sarà poco: a rischio c’è la nostra salute, quella del pianeta e, soprattutto, quella della birra.
Sì, perché tra 9 anni il rischio concreto è che alla proposta di «Uè, birretta?» ci si ritrovi a bere una schifosa brodaglia che sa di acqua sporca. L’allarme è stato lanciato da 100 ONG europee tra cui Coalizione «Living Rivers» Italia, cui hanno aderito 20 tra enti e associazioni (Legambiente, Slow Food, TCI e WWF), le quali hanno lanciato la campagna #ProtectWater chiedendo alla Commissione Europea di ribadire l’efficacia della Direttiva Acque che fino ad oggi ha consentito di proteggere fiumi, laghi, torrenti, zone umide e falde acquifere, invitando in particolare gli Stati Membri di applicarla con maggior rigore.
Per capire meglio: oggi il 60% delle acque in Europa non è in buono stato di salute, questo in quanto, si legge nel comunicato della campagna, «gli Stati membri hanno permesso di sovra-sfruttare questa risorsa causando danni permanenti alle ‘fonti’ principali costruendo anche dighe e altre infrastrutture distruttive insieme a un’agricoltura insostenibile».
E di mezzo ci potrebbero andare la nostra salute e pure la sacra birretta, al punto che alcune aziende, tra cui Csupor, Pivovarna Trot e Ground Zero, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta.
Abbiamo quindi due alternative davanti in questi 9 anni: bere birra come dei dannati prima che finisca del tutto, oppure fare in modo che l’acqua non venga sprecata e maltrattata, ad esempio sostenendo la causa.
Perché #savethewater ma soprattutto #savethebeer, che la brodaglia di luppolo non la vuole nessuno!
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