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«Dai mamma, fammi fare ‘ste foto così me li levo dal cazzo»

Chi avrà mai partorito un siffatto capolavoro di galanteria e buoni costumi? Antonio Cassano? Fabrizio Corona? No, Duncan James, quello dei Blue. Il bonazzo dei Blue, per essere proprio precisi. La domanda a questo punto diventa però un’altra: come abbiamo fatto a ritrovarci davanti a questo mostro sacro degli anni 2000 riuscendo per di più a farlo incazzare? 

Circa una decina di giorni prima mi trovavo a casa sul divano mentre Carlotta – la mia ragazza – tentava, con poco successo, di farmi capire il profondo significato di Twilight. Noncurante della mia argomentazione: «Edward è figlio di dottori, è ovvio che poi se la chiavi lui. Quell’altro è tipo l’amorazzo estivo col piastrellista muscoloso». 

Improvvisamente, però, ci arriva un whatsapp da un’amica:  

«Raga, dovete troppo prendere i biglietti per il musical Chicago. Non potete capire chi ci recita…»

«Chi?»

«DUNCAN JAMESS!!!!!!!!!!!!!!!!!!»

Lo so, molti di voi, in particolare se maschi ed eterosessuali, avrebbero risposto come ha per altro risposto mio padre quando gli ho riferito l’accaduto: «Ma chi cazzo è Duncan James?»

Probabilmente anche io avrei commentato così se non fosse che mi sono scelto una ragazza che nei primi anni 2000 ha avuto davanti ai video dei Blue più palpitazioni di Lapo Elkann a Capodanno. Qualcosa mi dice che questa nostra amica è affetta dallo stesso tipo di patologia. 

Inutile discutere. Biglietti presi. Spettacolo gradevole ma non sensazionale.

Ma non è questo il punto. 

Il punto è che mentre aspettavamo che questa amica ci raggiungesse con suo marito (altra vittima del complotto insieme al sottoscritto #jesuisfidanzato #jesuismarito) davanti al teatro, indovinate chi è entrato al botteghino vestito come uno dei Gemelli Diversi accompagnato dalla madre: Duncan James. La cosa divertente è stata che Carlotta non l’ha riconosciuto, e quando i nostri amici sono arrivati, ho dovuto lottare per fargli capire come proprio quel tamarrone fosse il loro sogno erotico numero uno. Alla fine Duncan è uscito, noi abbiamo accennato un timidissimo «sorry…» e ha tirato dritto. In quel momento però non potevamo sapere che Duncan James fosse in realtà uno POVEROSTRONZO, e abbiamo quindi deciso di incolpare il nostro approccio eccessivamente timido. 

Finito lo spettacolo, realizzo immediatamente che se fossimo tornati senza una foto con questo fenomeno, mi avrebbero aspettato mesi a casa che a confronto il 41bis equivale al calcetto del giovedì con gli amici. Così, decido di sacrificarmi e chiedo a uno Steward dove fosse l’uscita degli attori. Lui, con lo sguardo tenero di chi sta pensando cosa non si fa per la figa eh! mi indica una porta in fondo a un vicolo. 

Mentre io e l’altro poveruomo riceviamo minacce multiple al grido di «se sbagli a fare il video l’unica donna con cui parli stasera è Siri», ci avviciniamo a questa porta insieme a un minuscolo gruppo di fan. Per intenderci, tra le 15 e le 20 persone, non proprio Wembley, ecco. 

Passano pochi minuti e sua maestà Duncan James esce per chiamare un Uber a sua madre e rispedirla a casa. Ovviamente alla vista di questo aitante manzo, Carlotta e Camilla iniziano a saltellare sul posto freneticamente, canticchiando alcune delle canzoni che hanno reso celebre la storica boyband. Per carità, forse non il comportamento più maturo della storia, ma tutto all’interno dei canoni dell’educazione. Lui, un po’ spazientito, si lascia andare – non proprio a bassa voce – al commento sopra citato:

«Dai mamma, fammi fare ‘ste foto così me li levo dal cazzo». Un signore. 

La cosa divertente poi, a dimostrazione di come la figa non rientri esattamente tra le sue priorità, è che dopo aver dribblato e ignorato le nostre donne con le ovaie in commozione celebrale, si è diretto verso me e il mio amico. Noi, terrorizzati, alziamo le mani e iniziamo a scuotere la testa come davanti a un rapinatore limitandoci a ripetere: “No, no, no… la foto la vogliono loro”. Momenti di panico. 

Tutto è bene quel che finisce bene, foto fatta e, maleducazione a parte, tutti a casa felici e contenti, nel caso delle ragazze. Sani e salvi nel caso dei ragazzi. 

Quello che Duncan James non poteva immaginare è che la nostra amica non si sarebbe limitata semplicemente a postare la foto su Instagram. Non poteva sapere che la foto sarebbe stata accompagnata da una descrizione abbastanza accurata di come questo diversamente talentuoso si fosse comportato all’uscita del teatro. Il suo buon nome era in discussione a tal punto da spingerlo ad intervenire. Quella che segue, è una delle conversazioni social più assurde a cui abbia mai potuto assistere:

IL POST (sorpresona tra i commenti)

 

Caro Duncan, lo so. Gli anni 2000 sono finiti e fa male a tutti. È un peccato però, perché eravamo così pochi che sarebbe bastato davvero poco per fare bella figura. 

Ma chi ti credi di essere, Max Pezzali? cit.

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