Più innovi, più fatturi, più incassi.
Sembrerebbe questo il segreto alla base della ricetta milanese, condita con un po’ di call e sbatti quanto basta, per confermarsi prima città in Italia per stipendi medi più alti. Il capoluogo meneghino è diventato il polo dell’innovazione tecnologica del nostro Paese e sono proprio i mestieri dell’industria 4.0 quelli che spingono più in alto le retribuzioni: in particolare è l’ICT demand manager – che tradotto sarebbe colui che gestisce l’innovazione tecnologica delle aziende – la figura ad aver registrato l’aumento percentuale più sostanzioso nella RAL, superando i 54K lordi annui, cioè il 15% in più dal 2016 a oggi.
Ottima la crescita anche del cosiddetto web product manager, +10% e 44K lordi annui di media. Il primato milanese e della sua industria dell’innovazione sono stati certificati dall’Osservatorio JobPricing, società specializzata sul mercato delle retribuzioni. Da questo database ecco il primato della città imbruttita, dove i dipendenti si ciapano mediamente 34.300 euro all’anno; seconda in graduatoria la vicina ma giargiana zona di Monza e Brianza con 32.161 euro. Chiaramente tutto è relativo: a Milano un mutuo o una cena fuori, giusto per fare due esempi a cazzo, non costano come in altre città italiane.
Cioè a Milano prendi di più, ma paghi anche di più. Easy.
Che poi, il prendi di più dipende molto anche dal tipo di lavoro, perché, si sa, le medie sanno fregare: se i dirigenti milanesi si portano a casa circa 105K all’anno, lo stipendio di un operaio è di circa 26K (anyway gli stipendi degli operai sono aumentati del 4%, quelli dei dirigenti sono calati di oltre il 7%, ma questo è proprio giusto fyi, non che la cosa possa far particolarmente felice un operaio).
In generale a Milano gli altri ruoli dinamici per cash in saccoccia individuati dall’Osservatorio JobPricing sono: i responsabili dei canali vendita (+11,5% a 60,785 euro di ral nel 2016-2018); responsabili progettazioni impianti (+11,3% a 60,119); category manager (responsabili multibrand, +10,4% a 51,513 euro) e responsabili recupero crediti (+10,3% a 49,761 euro).
Ma la grande diseguaglianza sugli stipendi sarebbe tra vecchi e giovani, come ha spiegato a Repubblica, Antonio Verona, responsabile del dipartimento mercato del lavoro della Cgil Milano: «Chi entra oggi nel mercato del lavoro ha retribuzioni che stimiamo più basse nell’ordine del 30% rispetto a chi sta uscendo. L’evoluzione normativa ha offerto un ventaglio di soluzioni alle imprese che assumono, assai più vantaggioso del passato. Con i tempi determinati, le collaborazioni, le somministrazioni e i part-time involontari, i giovani oggi sono molto più insicuri e in molti casi sono portati a fare più lavori per tirare fine mese». E sempre secondo Verona bisogna considerare anche le donne tra le altre vittime di diseguaglianze retributive.
No bagai, la classifica è valida, ma chi non faceva un cazzo fino a oggi è inutile che ora vada dall’HR a dire che è un tech product specialist evangelist social guru sarcazzo officer. Non vi daranno l’aumento comunque.
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