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Una gita in…Franciacorta: bollicine (e non solo) a un’ora da Milano

Uè si sboccia o no? Molti conoscono la Franciacorta solo per un grande outlet. Ora che i saldi sono finiti, le vacanze sono un ricordo e siamo in tempo di vendemmia è giunto il momento di allargare i nostri orizzonti. Mentre imbocchiamo l’A4 in direzione Brescia possiamo iniziare a dirvi che stiamo parlando di una […]

Uè si sboccia o no?

Molti conoscono la Franciacorta solo per un grande outlet. Ora che i saldi sono finiti, le vacanze sono un ricordo e siamo in tempo di vendemmia è giunto il momento di allargare i nostri orizzonti.

Mentre imbocchiamo l’A4 in direzione Brescia possiamo iniziare a dirvi che stiamo parlando di una delle zone di produzione spumantistica più famose d’Italia (un’altra è l’Oltrepo’ Pavese: Lombardia rulez!).

Qui si producono milioni di bocce di bollicine con il metodo classico, ossia la rifermentazione in bottiglia analoga a quella effettuata dagli Champagne francesi. Vi avvertiamo, giusto per non far figure di emme: guai a chiamare un Franciacorta prosecchino. Il Prosecco lo fanno prevalentemente in Veneto ed è prodotto in modo totalmente diverso. Rischiate il linciaggio, understand?

Sull’origine del termine Franciacorta vi sono molte teorie, ma nessuna certezza. La versione più diffusa è quella che accosta questo territorio a zone franche (Curtis francae) dove i monaci, come compenso per il duro lavoro in vigna, avevano in cambio l’esenzione dai tributi imperiali.

Tutta questa cultura ci ha fatto venire parecchia sete. Usciamo al casello di Rovato e ci dirigiamo verso Borgonato per un tour guidato della cantina Guido Berlucchi, una delle più note (noi abbiamo scelto questa, ma ce ne sono molte valide lungo gli spettacolari itinerari tra i vigneti percorrendo la Strada del Franciacorta).

Qui, guidati dal preparatissimo Marcello e dai suoi colleghi tra milioni di bottiglie che riposano sui lieviti, comprendiamo molto della storia e del presente della Franciacorta oltre che dei segreti del vino. Da lui scopriamo anche che il famoso Satèn si distingue da tutti gli altri Franciacorta per la minore pressione in bottiglia e per essere prodotto con sole uve bianche (chardonnay e pinot bianco per la precisione). Il gusto del Satèn è inconfondibile e ricorda, appunto, le sensazioni delicate della seta.

Non solo vino, però. Segnaliamo il monastero di San Pietro in Lamosa, dal quale si può godere di una vista splendida sulle Torbiere del Sebino (riserva naturale). Una visita ci può stare anche all’ Abbazia Olivetana di San Nicola, a Rodengo Saiano, che costituisce uno dei più imponenti complessi monastici d’Italia. Dalla Franciacorta potete anche allungarvi verso le località del Lago d’Iseo (Monte Isola su tutte).

In tutto questo ci è venuta fame. Noi abbiamo mangiato alla Gustosa di Coccaglio. Anche se Marcello mi ha insegnato che le varie declinazioni di Franciacorta si possono abbinare con tutti i piatti, io sono andato sul classico. Qui si mangia un pesce da paura!

Bene, è ora di rincasare. Non so se vi abbiamo convinti a fare una gita in queste zone. Di sicuro ora potete smascherare i ganassa che ordinano champagnini nei privè. Rivendicando i prodotti dell’eccellenza lombarda.

Salute e alla vostra!

Credit Immagine di copertina

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