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Cari imbruttiti, teniamo duro. Non cediamo alla subdola propaganda del giargianesimo.

Da quando il Coronavirus è entrato a far parte delle nostre vite, la sempre ostentata razionalità meneghina sta facendo la stessa fine della carriera musicale dei Gazosa.

Come spiegarsi, altrimenti, l’improvviso calo dei clienti nei ristoranti cinesi di Milano?

A nulla sono servite le rassicurazioni degli esperti. “Attualmente non ci sono evidenze che il coronavirus si trasmetta attraverso il cibo o per via alimentare”, è stato il commento del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, in un video pubblicato su YouTube. Oltre alle mille interviste e dichiarazioni ufficiali da parte di tutti gli esperti.

Stando a quanto riportato dalla piattaforma TheFork, il drastico calo è cominciato lo scorso 20 gennaio, proprio quando il termine coronavirus è diventato – scusate il gioco di parole – virale su Google Trends. In sole due settimane il sito ha registrato un calo del 43% delle prenotazioni.

Il trend negativo non sembra però riguardare solo la ristorazione cinese, anche le prenotazioni per i ristoranti giapponesi sono scese del 32%.

La psicosi è diventata ormai tale da spingere un ristorante di Milano a chiudere i battenti fino a data da destinarsi. Si tratta del Wheat Restaurant di via Bambaia. Una decisione sofferta, ufficializzata tramite un post Facebook comparso sulla pagina del ristorante:

“Con grande rammarico vi devo comunicare che abbiamo preso la decisione di chiudere per un po’ e sperare che le fake news finiscano.”

Cari Imbruttiti. Facciamo qualcosa e diamo una mano ai nostri amici orientali. Questa settimana lasciate la schiscetta a casa.

In pausa pranzo prendete un paio di colleghi per mano e, dopo averli guardati intensamente negli occhi, pronunciate queste magiche parole: “Figa… involtini? Dai offro io”

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