I neuroni del nostro cervello non possono mai stare tranquilli. Psicologi e psichiatri l’avevano annunciato, con il piglio di chi sa che comunque non verrà cagato di pezza fino a danni evidenti: la quarantena ci farà svalvolare di brutto per un motivo o per l’altro. Col cazzo che #andràtuttobene, insomma.
Se tempo fa, a farci scivolare la gocciolina dalla fronte e aumentare drasticamente il battito cardiaco, giusto per peggiorare quel pizzico di aritmia sempre presente, era il ricevere le mail di capo e colleghi, ora le cose sono decisamente cambiate.
Se prima si facevano i conti, per l’appunto, con il burnout, la “sindrome da stress lavorativo caratterizzata da esaurimento emotivo, irrequietezza, apatia, depersonalizzazione e senso di frustrazione”, ora lo si fa con la sua versione social.
Cinque videochiamate perse dai parenti, un paio di appuntamenti obbligatori su Zoom o HouseParty con gli amici, il meeting di lavoro su Skype, ed è subito la fine di quel briciolo di sanità mentale che tentavamo gelosamente di custodire. Bella la compagnia eh, ma stá sü de doss.
Si è creata una nuova routine di contatti sociali continui, per lo più via video, in cui a implorare pietà non sono solo pc e tablet ma anche le persone stesse.
“Non mi piacciono le videochiamate già in tempi normali figurati ora”, leggiamo sui social, come dargli torto! Amici con cui non si avevano contatti dal 1920 compaiono come topi al richiamo di questi flauti magici, così come gli ex, riesumati da chissà quale realtà parallela. Insomma, un gigantesco nonsense che procura più sbatti che piacere. Connessioni risicate, microfoni che saltano e conversazioni lunghe quanto tutti gli 007, non aiutano di certo timidi e introversi.
Il burnout da troppe relazioni non colpisce però solo questi ultimi, ma anche chi delle sue skills sociali ne faceva una coccarda da appendere al blazer. La quarantena ha falsamente diffuso la concezione che stare per più tempo a casa significhi avere più tempo da destinare al cazzeggio. Breaking news: non è affatto così.
Trovarsi inchiodati a uno schermo per 8 ore è in grado di trasformare anche l’aperivideo con l’amico nella peggiore asciugatura al mondo. Se a questo aggiungiamo il dover essere presentabili, specie nelle situazioni formali, l’ansia da prestazione arriva alle stelle. Chiamate a sorpresa e improvvisate varie non fanno che peggiorare la situazione. Bisognerebbe istituire una sorta di Galateo in grado di mettere d’accordo nei modi e nei tempi un po’ tutti.
Se abbandonare il pigiama e pettinarvi i capelli vi costa qualche palpitazione di troppo, sappiate che balzare direttamente le videochiamate o pigiare leave the meeting è un vostro sacrosanto diritto.
Magari non quelle del boss, ecco.
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