Il Castello. Solo e semplicemente il Castello. Per chi vive a Milano non c’è bisogno di aggiungere Sforzesco per individuare il meraviglioso complesso fortificato che sorge tra (Largo) Cairoli e (Parco) Sempione.
Oltre a essere uno tra i più grandi castelli d’Europa, il nostro, rappresenta un simbolo per la città di Milano e per la sua storia.
Quante volte ci siamo ritrovati lì davanti, nei pressi della fontana, abbiamo attraversato le sue ampie corti, osservato il fossato e siamo sbucati nel parco ammirando all’orizzonte l’Arco della Pace?
Quanti di noi si sono però mai chiesti quando è stato costruito il Castello? Quante ne ha passate? Siamo poi così sicuri che i milanesi gli abbiano sempre voluto bene come ai giorni nostri?
Entriamo nel mood Alberto Angela Imbruttito e proviamo a capirne qualcosa in più.
Dovete sapere che il Castello è stato eretto nel XV secolo per volere di Francesco Sforza, appena diventato Duca di Milano, sui resti di una precedente fortificazione medievale nota come Castello di Porta Giovia (o Zobia). Da lì, ovviamente, l’appellativo di Sforzesco!
Il 3 maggio 1534 Francesco II Sforza e Cristina, figlia del sovrano di Danimarca si sono sposati all’interno delle sue mura. Dopo il mega evento l’edificio ha però perso definitivamente il carattere di dimora signorile. L’ultimo Sforza lasciò in eredità tutta la baracca all’Imperatore spagnolo Carlo V. E da quel momento in poi sono stati cazzi…
Nei due secoli successivi è stato una delle principali cittadelle militari d’Europa. Entro il recinto dell’edificio sorgevano una farmacia, un ospedale, botteghe, una panetteria, due forni, un’osteria, una nevera per conservare il ghiaccio, due chiese e vasti depositi. Il Castello serviva agli spagnoli, ma casualmente le fatture per i lavori e il mantenimento della guarnigione la saldavano i Milanesi!
Durante la guerra di successione spagnola, nel 1706, per la precisione, Eugenio di Savoia conquistò Milano per conto dell’Imperatore Giuseppe I d’Asburgo. Per il Castello nulla di nuovo, a parte il cambio di nazionalità degli occupanti. A pagare erano sempre gli F205!
Gli ambienti sforzeschi, durante le varie dominazioni giargianiche, andarono incontro a un processo di rovina. Le volte, gli affreschi, le decorazioni a stucco. Tutto si sgretolava progressivamente…
Gli abitanti di Milano provarono quindi a riprenderselo con la forza. Con l’arrivo in Italia di Napoleone, l’Arciduca Ferdinando d’Austria abbandonò la città il 9 maggio 1796 lasciando proprio qui una guarnigione di appena 2.000 soldati, sotto il comando del tenente colonnello Lamy.
Nel 1815 Milano ritornò austriaca. Il Castello diventò tristemente famoso perché durante le Cinque Giornate di Milano del 1848 Radetzky diede ordine di bombardare la città con i suoi cannoni. Insomma, non proprio un posticino per farci la passeggiata domenicale.
A seguito della conquista da parte dei Savoia e della proclamazione del Regno d’Italia la popolazione, in segno di rivalsa, lo invase saccheggiandolo. Molti milanesi proposero addirittura di abbatterlo per dimenticare per sempre i secoli di sudditanza militare. O forse per interesse di qualche palazzinaro. Si voleva, infatti, far sorgere proprio lì un nuovo quartiere residenziale.
Per fortuna prevalsero la ragione e la cultura. Tra il 1890 e il 1905 venne compiuto un restauro in stile storicista a opera dell’architetto, F205 purosangue, Luca Beltrami. A seguito della Seconda Guerra Mondiale fu effettuato un nuovo restauro per porre rimedio ai danneggiamenti provocati dal conflitto bellico.
Ai giorni nostri, l’elemento principale che balza agli occhi è la grande torre detta del Filarete in onore dell’architetto rinascimentale Antonio Averulino, detto per l’appunto il Filarete, che la progettò nel 1452. Neanche un secolo dopo, nel giugno 1521 la torre, divenuta deposito di polvere da sparo, crollò.
Ok, ma quindi la torre attuale è un fake? In realtà il già citato sciur Beltrami si dedicò a un’appassionata ricerca sui documenti e sulle fonti iconografiche per ricostruirne l’aspetto rinascimentale. La nuova torre fu inaugurata nel 1905 e dedicata al re Umberto I, ucciso a Monza nel 1900. Il Beltrami fece inserire un orologio nel corpo cubico più alto, ornato da un sole raggiante ispirato alle insegne sforzesche.
Il quadrilatero attuale del castello racchiude tre corti distinte: l’ampia piazza d’armi, così detta perché destinata ad accogliere le truppe di stanza nel castello, il cortile della rocchetta e la corte ducale, che costituivano invece l’effettiva residenza dei duchi prima, e poi dei governatori. Le due corti sono separate dalla piazza d’armi dal fossato morto, parte dell’antico fossato medievale.
Il lato sinistro della piazza d’armi è occupato dal cosiddetto Ospedale spagnolo, fabbricato costruito nel 1576 per il ricovero dei malati. Nel corso del 2015 questa parte del Castello è stata restaurata per trasferirvi la Pietà Rondanini, celebre opera scultorea di Michelangelo.
Sempre parlando di statue, proprio al centro della piazza d’armi si può ammirare la raffigurazione di San Giovanni Nepomuceno, santo boemo protettore degli eserciti austriaci, voluta dall’ultimo castellano della fortezza, Annibale Visconti di Brignano, nel 1729.
Che dire poi della fontana di Piazza Castello? Stiamo parlando proprio di quegli spettacolari zampilli d’acqua, ideali per i servizi estivi di Studio Aperto, che consigliano agli anziani di bere molto e restare a casa durante la caldazza. Proprio i più matusa tra gli Imbruttiti ricorderanno che l’attuale fontana è stata installata negli anni novanta. Prima gh’era no. In realtà negli anni Sessanta ce n’era una, ma fu smantellata per la costruzione della metro rossa e non più ripristinata al termine dei lavori.
Un’ultima curiosità? All’interno del Castello è custodito un bassorilievo singolare: fra madonne e condottieri a cavallo, infatti, c’è anche una tavoletta raffigurante una donna che si pettina (o secondo altri si rade) il pube. Da qui deriverebbe il nome di Porta Tosa, precedente denominazione dell’attuale Porta Vittoria. Ve ne abbiamo parlato diffusamente qui.
Bene, la puntata odierna di Meraviglie Imbruttite finisce qui. Speriamo di avervi trasmesso qualcosa. Magari proprio la curiosità di andare a visitare il Castello Sforzesco alla prima occasione utile. Come ci insegna la storia, prima di tutto, riconquistiamo i nostri spazi!
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