Se anche solo alla vista di un Caterpie iniziavate a sudare freddo come Misty, quello di cui stiamo per parlarvi non fa per voi. Se invece pur di sfuggire al burn out non temete incontri ravvicinati del terzo tipo con zampette, ragnatele, camicie in flanella quadrettate e sentieri impervi in mezzo alla natura, siete nell’articolo giusto.
Oggi vi parliamo del Forest Bathing, letteralmente “fare il bagno nella foresta”: una tecnica giapponese che dagli anni ’80 guida le pecorelle smarrite e stressate dalla vita metropolitana alla scoperta delle proprietà benefiche dell’immergersi nel verde. Rimettete via il deca, non si tratta di quel verde.
Il termine deriva dalla parola composta Shinrin-yoku (shinrin=foresta, yoku=bagno) e consiste in un’immersione totale nei boschi che coinvolge e smuove dal loro torpore i cinque sensi. Indica un particolare metodo della medicina giapponese, comparabile all’aromaterapia. Non a caso, sembra essere un vero toccasana per la salute fisica e mentale: stimola il sistema immunitario, abbassa i livelli di cortisolo, diminuisce la frequenza cardiaca e stimola la creatività.
L’ossigenazione che si raggiunge tra le fronde degli alberi che ondeggiano cullati dal vento e il silenzio vibrante è top. Questo grazie alla presenza dei monoterpeni (sostanze aromatiche rilasciate dalle foglie), i fitoncidi (oli essenziali del legno) e i campi bio-elettromagnetici emanati dagli alberi – affini a quelli umani – in grado di ricaricarci in 3,2,1.
Vista la necessità di ricercare il distanziamento sociale in queste vacanze 2020, è proprio il caso di sperimentarlo. Ma basta teoria, nella pratica… In cosa consiste il Forest Bathing?
Si tratta di una passeggiata molto lenta – anche a piedi nudi – della lunghezza di 2 km e durata di 2 ore, al termine della quale si svolge una meditazione guidata. Qui spunta prepotente, da dietro il tronco più vicino, il concetto di mindfullness che sottolinea quanto le due cose siano strettamente correlate.
Attenzione però, non sono contemplate sveltine: per godere appieno dei benefici di questa tecnica bisognerebbe trascorrere almeno 10-12 ore nel giro di 3 giorni all’interno del bosco prescelto. Ora si pone il problema: dove andiamo?
Ve li buttiamo lì random, tanto avrete già le idee chiare: Parco del Respiro, Val d’Ega, Parco dello Stelvio (Trentino), Oasi Zegna – Bosco del Sorriso (Piemonte); Cortina e i suoi 500km di percorsi nei boschi; Valchiavenna (Lombardia); Castagneti (Liguria); Monti dell’Amiata, Parco della Maremma, Camaldoli (Toscana); Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano; Parco Regionale dei Cento Laghi; Parco Nazionale del Circeo (Lazio); Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise; Riserva MAB (Molise); Castello di Petroia (PG) e il sentiero che collega Gubbio a Perugia (Umbria); le sugherete (Sardegna).
Vi abbiamo dato qualche suggerimento, ora aspettiamo i vostri.
Seguici anche su Instagram, taaac!