Finalmente la ricerca che aspettavamo. Quella in grado davvero di dare una svolta, di cambiare le cose e infonderci nuove consapevolezze. No, ma va, mica stiamo parlando del vaccino per il Coronavirus. Ci riferiamo a un recente studio dell’università di Exeter, nel Regno Unito, che ha stabilito come esistano cinque tipologie di gattari.
Proprio così. Ai più non fregherà una mazza, ma ai proprietari di gatti forse interesserà sapere a quale delle cinque categorie appartengono. L’oggetto della ricerca, nello specifico, riguarda l’atteggiamento che i padroni dei felini hanno in merito a due skills dei loro animali domestici: vagabondaggio e caccia. I gatti sono così, lo sappiamo: indipendenti, un po’ snob, selvaggi, menefreghisti. Adorano andarsene in giro rovistando tra i rifiuti, azzuffarsi con altri mici e catturare povere prede come topi e uccellini.
Gli studiosi hanno intervistato 56 persone per capire come vivono il lato più selvatico del loro animale e la sua esigenza di uccidere (e spesso portare in dono) piccole prede. Quindi, bando alle ciance, ecco le cinque categorie di gattari emerse dalla ricerca. E voi, a quale appartenete?
Tutori preoccupati: sono i proprietari ansiosi, quelli che pur di tenere il loro micio al sicuro lo barricano in casa a giocare con i gomitoli di lana e a fracassarsi le palle. Temono che il loro animale possa perdersi, venire rubato o magari ucciso. Insomma, sono in costante sbattimento. In merito alla caccia, invece, non hanno grandi preconcetti. Del resto, visto che non esce di casa, il loro gatto può catturare al massimo una cimice.
Difensori della libertà: freedom a qualsiasi prezzo. Fanno parte di questa categoria quelli che capiscono la voglia del loro gatto di gironzolare e scoprire il mondo, e ne apprezzano l’indole selvatica. Anzi, si oppongono proprio all’idea che vengano chiusi in casa. Vedono la caccia in modo positivo e pensano che possa persino aiutare a ridurre la popolazione di roditori.
I guardiani tolleranti: credono che i benefici della vita fuori casa superino i rischi. Sono come genitori pazienti, ma non completamente permissivi. Cioè, è ok se il micio esce di giorno ma di notte deve stare buono buono a casina. In merito alla caccia sono, per l’appunto, tolleranti: non amano ritrovarsi piccoli cadaveri davanti alla porta ma capiscono che questo faccia parte della natura del gatto.
Custodi coscienziosi: da un lato questi proprietari capiscono la necessità del loro micio di uscire di casa, dall’altro però non sono nemmeno contrari all’idea che se ne stiano confinati tra le mura domestiche. Non vivono benissimo l’amore per la caccia del loro animale e di conseguenza gli inquietanti regalini che spuntano sanguinanti sullo zerbino. Sono consapevoli che è loro la responsabilità del comportamento del gatto e degli eventuali danni compiuti dal felino, tra i quali la riduzione della fauna selvatica.
I proprietari vivi e lascia vivere: credono che sia naturale che i gatti vogliano uscire e accettano come naturali pure i rischi a cui gli animali vanno incontro con la loro vita spericolata. Sulla caccia valutano di intervenire solo se l’abitudine assassina del loro animale diventa particolarmente frequente.
Quindi, gattari… a quale categoria appartenete?
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