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In ufficio i lavoratori imprecano (in media) 55 volte a settimana, dice uno studio

“Ma va ‘sto pirla”, “Non rompermi le palle”, “Và a ciapa’ i ratt!”: queste potrebbero essere alcune delle imprecazioni che ci scappano mentre siamo in ufficio (sicuramente sono le meno colorite). Del resto di motivi per essere incazzati a lavoro ce ne vengono in mente a palate: il capo che rompe i maroni, il cliente […]

“Ma va ‘sto pirla”, “Non rompermi le palle”, “Và a ciapa’ i ratt!”: queste potrebbero essere alcune delle imprecazioni che ci scappano mentre siamo in ufficio (sicuramente sono le meno colorite). Del resto di motivi per essere incazzati a lavoro ce ne vengono in mente a palate: il capo che rompe i maroni, il cliente che non risponde al telefono, i colleghi insopportabili, la mole di lavoro eccessiva. Ed è più che naturale scomodare qualche vaffa, con tutto il suo infinito potere liberatorio.

Visto che come al solito c’è un sacco di gente che fa studi incomprensibili su cose a caso, nel Regno Unito non poteva mancare una ricerca sull’argomento parolacce in ufficio. L’azienda 4Com, che opera in ambito informatico, ha pensato bene di condurre un’analisi per studiare il comportamento tipico dei lavoratori inglesi.

Il risultato? In media, ogni impiegato impreca o lancia bestemmioni ben 11 volte al giorno, per un totale di 55 volte a settimana. Il 25% degli intervistati ha ammesso di lasciarsi andare apertamente in ufficio, mentre l’11% ha rivelato di ascoltare almeno 25 imprecazioni giornaliere da parte di colleghi o superiori.

Un numero riferito agli inglesi eh, tradizionalmente composti e misurati. Ve lo immaginate, ad esempio, un Colin Firth in versione supercafone? Hugh Grant che vi manda a cagare? Il principe William che lancia una bestemmia? Ok, non è gente che fa vita d’ufficio, siamo d’accordo. Però gli inglesi non sembrano portatori sani di parolacce, dai. Non di quelle vere almeno, corpose, succulente e offensive.

Insomma, se facessero ‘sta ricerca negli uffici milanesi siamo proprio sicuri che riusciremmo a mantenere la media di 55 imprecazioni a settimana? Che poi ok, in questo preciso momento storico la ricerca andrebbe un attimino rivista, considerando il fatto che in tanti stanno lavorando da casa. Con lo smart working mancano i colleghi fastidiosi, il traffico in tangenziale, la faccia da pirla che ci ciula il parcheggio. Ma magari abbiamo i figli cagacazzi, il partner che passa l’aspirapolvere mentre lavoriamo, la cam che smette di funzionare proprio durante la video call. Quindi cambia poco.

Comunque, dallo studio è emerso che lasciarsi andare alle imprecazioni fa bene. È un modo per sfogare lo stress, per liberare la frustrazione, per sentirsi meglio. Chi si sfoga in maniera colorita appare addirittura più onesto e sincero rispetto a chi si tiene tutto dentro. Via libera allo scazzo, quindi, che è tutta salute.

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