Oh, ma la Prima della Scala? In questo pazzo 2020 ovviamente è saltato il programma originario e il 7 dicembre scorso si è solamente potuto assistere in diretta TV al concerto A riveder le stelle, diretto dal maestro Riccardo Chailly.
Ok ok, la totalità (o quasi) di quelli che stanno leggendo questo pezzo, me compreso, non avrebbero mai e poi mai avuto in tasca un biglietto per la Prima. Anche se non ce n’è mai fregato nulla, solo quando le cose ci vengono tolte ci accorgiamo di quanto sono importanti. Il Teatro alla Scala – per noi Imbruttiti semplicemente la Scala – è un simbolo della città di Milano che ci rende riconoscibili e riconosciuti nell’universo mondo. In realtà all'edificio che ospita il teatro siamo passati davanti un botto di volte, qualcuno avrà anche assistito a un balletto, un’opera o un concerto, ma sappiamo qualcosa sulla sua storia? Saremo in grado di spiegare due info in croce a un turista giapponese quando potrà tornare a fare foto dentro la Cerchia?
Partiamo dalle basi o, meglio, dalle fondamenta. Fino al 1776, anno in cui fu devastato da un terribile incendio, il teatro principale di Milano era il Regio Ducale che si trovava nell’area dell’attuale Palazzo Reale. L’imperatrice Maria Teresa d’Austria decise quindi di dare mandato all’architetto Giuseppe Piermarini per l’edificazione di un teatro nuovo di pacca, sull’area della chiesa di Santa Maria della Scala, così chiamata in onore della Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti. Beh, in poche righe ci siamo già portati a casa la risposta del perché la Scala si chiami proprio così, efficienza Imbruttita!
Il progetto fu realizzato con il contributo dei novanta proprietari di palchi del Regio andato in fumo. All’epoca non esisteva la piazza davanti alla facciata (oggi Piazza della Scala) e dato che l’area era angusta per la presenza di vecchi palazzi, il porticato ad archi venne realizzato per dividere il passaggio delle carrozze da quello dei pedoni, t’è capì il sciur Piermarini? In poco più di due anni il teatro fu inaugurato, il 3 agosto 1778, con l’opera L’Europa riconosciuta di Antonio Salieri. Tenete a mente…
Nei primi anni chi aveva messo il cash per il cantiere voleva un po’ fare i cavoli propri in teatro. Anche durante gli spettacoli, nei palchi e nei retropalchi si beveva, fumava e giocava d’azzardo. Con la costituzione della Repubblica Cisalpina vennero tolti tutti gli stemmi nobiliari dai palchi. Con l’arrivo di Napoleone fu abolito il palco reale. Nel 1807 il teatro venne rinnovato con decorazioni sulla volta e i palchi: medaglioni, leoni alati, suonatori di flauto che si affacciano sui saloni ancora oggi. Nel 1813 venne allargato il palcoscenico.
Nel 1839 al Teatro alla Scala esordì un giovane Giuseppe Verdi con la sua prima opera Oberto Conte di San Bonifacio. Nei decenni successivi Verdi portò sul palco milanese le sue opere di maggior successo, tra cui i celebri Nabucco e Aida.
In quegli anni la ditta Ricordi, gigante degli spartiti musicali, aprì i suoi uffici vicino al teatro segnandone in modo indelebile la storia. I compositori vendevano alla premiata ditta i diritti delle loro musiche, che venivano poi rivendute sotto forma di spartiti per essere eseguite da studenti e musicisti in tutta Europa.
Tornando alla storia del teatro, il 21 aprile 1889 fece il suo esordio Giacomo Puccini, con Edgar. Nel 1897 la Scala venne chiusa dal Comune di Milano a causa della forte crisi sociale. I soldi per riaprirla, un anno dopo, li mise il facoltoso Guido Visconti di Modrone e la direzione artistica fu affidata ad Arturo Toscanini.
Due anni dopo, là in cima al teatro fece la sua comparsa il mitico Loggione, l’ambiente popolare frequentato da professionisti melomani, ossia gente che ha una passione viscerale per la musica e per l’opera. I loggionisti non vanno a teatro per status o per esibizione sociale, ma per giudicare in modo critico ogni rappresentazione decretandone i successi e i peggiori insuccessi. Insomma, al loggione non piacciono le giargianate.
Passarono la Prima Guerra Mondiale, poi il fascismo e durante il secondo conflitto bellico, il 16 agosto del 1943, un bombardamento alleato distrusse buona parte del teatro. Seguì una rapida ricostruzione e l’11 maggio 1946 vi fu il grande ritorno di Toscanini con l’opera La gazza ladra.
Proprio nel dopoguerra, precisamente nel 1951, si fondò la tradizione della Prima il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio patrono di Milano. In precedenza, infatti, la stagione cominciava solitamente il 26 dicembre. D’altronde il cumenda iniziava ad andare in vacanza a Cortina nel periodo di Natale e non poteva fare avanti e indietro, all’epoca Alboreto is nothing, perché non era ancora nato (né il pilota di formula uno, né i due giri di Rolex da via della Spiga all’Hotel Cristallo). Proprio quel 7 dicembre 1951 Maria Callas, che aveva debuttato pochi mesi prima sul palcoscenico della Scala, ottenne il suo primo trionfo milanese cantando ne I vespri siciliani, diretti da Victor de Sabata.
Nel 1967 il teatro divenne ente autonomo lirico con personalità giuridica di diritto pubblico. Da allora il presidente del consiglio d’amministrazione della Scala è il Sindaco di Milano. Nel 1972 fu nominato responsabile musicale il maestro Claudio Abbado, già direttore dell’orchestra al quale poco dopo fu anche affidata la direzione artistica. Sotto questa gestione si è registrato il periodo di maggior produttività del teatro, che metteva in scena quasi trecento rappresentazioni all'anno.
Un altro nome fondamentale per la storia recente e il blasone della Scala è quello del maestro, napoletano di origine, Riccardo Muti, direttore principale dell’orchestra dal 1986 al 2005. Gli Imbruttiti boomer ricorderanno che nella parte finale di questo periodo, tra il 2002 e il 2004, la Scala ha subito un profondo intervento di restauro conservativo dell’edificio storico e di modernizzazione del palcoscenico. Lì sorsero le due torri – scenica ed ellittica – che oggi osserviamo alle spalle della facciata storica.
Durante gli anni del restauro il palcoscenico si trasferì temporaneamente agli Arcimboldi. Il teatro venne ufficialmente restituito al pubblico per la Prima del 7 dicembre 2004 e Muti per l’occasione mandò in scena l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri, rievocando la prima assoluta del 1778. Tra corsi e ricorsi storici, il teatro è arrivato ai giorni nostri, con l’attuale direzione musicale affidata a Riccardo Chailly, F205 sul codice fiscale.
Sì, ma quante persone può contenere il Teatro alla Scala? Dalla pianta ufficiale un po’ più di 2k così suddivisi: 676 spettatori in platea, 195 nel primo ordine di palchi, 191 nel secondo, 20 nel palco d’onore, 194 nel terzo ordine, 200 nel quarto, 256 in prima galleria e 275 in seconda galleria.
Con questi numeri siamo arrivati al termine del nostro racconto con un bel po’ di cose da spiegare al turista giappo che verrà. Per adesso consoliamoci: anche se il 7 dicembre nessuno ha potuto bazzicare il foyer del Teatro, presto torneremo A riveder le stelle sopra Milano.
"Esco ora dalla Scala […] È per me il primo teatro del mondo, perché è quello che procura dalla musica i maggiori piaceri […] Quanto all'architettura, è impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo" [Stendhal]
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