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Tornare al cinema è stato bello, vero? Finalmente il grande schermo, i popcorn, i film condivisi con partner e amici. Visto che è estate, però, tocca fare l'upgrade: è tempo di cinema all'aperto. Gustarsi una bella pellicola solleticati dal venticello fresco della sera. Che bellezza. Se l'idea vi stuzzica vi segnaliamo una location davvero figa dove spararsi un filmone outdoor: la Fondazione Prada.

Il Cinema dell’ex distilleria di Porta Romana ha dato il via alla programmazione estiva Multiple Canvases, che proporrà film di un certo livello fino al 25 settembre (dal giovedì al sabato, alle ore 21.45). La novità di quest'anno è che, per la prima volta, verranno aperte integralmente le pareti mobili dell’edificio Cinema. “Viene creata così una sala di proiezione caratterizzata dall’osmosi visiva tra lo spazio interno, i cortili e le altre strutture del complesso architettonico concepito da Rem Koolhaas”, ha scritto Fondazione Prada in un comunicato. Bello. Suggestivo. Ci piace.

I film sono scelti da “Singole personalità del mondo dell’arte e della cultura, invitate a condividere con il pubblico i film che hanno marcato la loro formazione personale e intellettuale”. E quindi potrete vedere pellicole selezionate da artisti del calibro di Simon Fujiwara, Peter Fischli, Goshka Macuga e Betye Saar, che se non sapete chi sono non fate brutte figure e googlate. 

Multiple Canvases è un nuovo format che reinventa Soggettiva, una delle sezioni che compone la sua programmazione abituale. Fino al 24 luglio, tanto per cominciare, per tre sere a settimana saranno proiettati: Orphée noir (1959) di Marcel Camus (selezionato da Betye Saar); Bara No Soretsu – Funeral Parade of Roses (1969) di Toshio Matsumoto e Nippon Sengoshi – Madamu Onboro No Seikatsu – History of Postwar Japan as Told by a Bar Hostess (1970) di Shohei Imamura (selezionati da Simon Fujiwara); Nostalgia de la luz (2016) di Patricio Guzmán e Sayat Nova / Nran Guyne – Il colore del melograno (1966) di Sergej Paradžanov (selezionati da Goshka Macuga).

Raga, no cinepanettoni, quindi. Alziamo un minimo l'asticella dai. 

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