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Lifestyle
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Il mondo del lavoro sta cambiando profondamente, ormai lo abbiamo detto in tutte le salse. La pandemia ha messo in discussione modelli, priorità, ambizioni. Mesi di smart working ci hanno fatto riflettere sull'importanza del tempo libero e della gestione autonoma, mentre le brutture del mondo ci stanno costringendo a fare i conti con le cose davvero importanti della nostra vita. Le Grandi Dimissioni sono uno dei tanti sintomi di un nuovo modo di concepire il lavoro, sempre meno imbrigliato nel dovere e sempre più ispirato dal desiderio di felicità. Non stupisce, quindi, che siano in tanti a valutare la possibilità di lasciare un posto sicuro per diventare freelance. Che se una volta era spesso sinonimo di precarietà, oggi rispecchia più che altro un desiderio di libertà e affermazione. Ottimo. Ma... esattamente come si diventa freelance?

Se per necessità o desiderio state valutando la possibilità di diventare freelance, ocio che qui di seguito vi raccontiamo un po' di cose interessanti. Anche perché col contrattino e lo stipendio puntuale a fine mese siamo bravi tutti, ma gestirsi totalmente da soli è un altro paio di maniche. Partiamo dalla base: com'è il mood dei lavoratori italiani in questo momento? "Le persone sono più che mai pronte a farsi carico del proprio sviluppo professionale e non intendono sacrificare l’equilibrio vita-lavoro che hanno potuto sperimentare proprio durante il periodo di pandemia", ci spiega Rocco Cutrupi, Executive & Career Coach e LinkedIn Trainer. "È in estrema sintesi emerso un nuovo modo di vivere la professione: l’importanza della crescita verticale in azienda è posta in secondo piano rispetto alla qualità di vita". Eh, cosa vi avevamo detto? L'è iscì. Ma andiamo dritti al sodo e vediamo quali sono gli step base che deve compiere chi intende diventare freelance.

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Fare un change del mindset

Essere freelance non è come essere dipendenti. Quando ci avventuriamo in questo nuovo mondo, dobbiamo ragionare in modo diverso. Ce lo spiega Michela Rimessi, che da dipendente d'azienda ha scelto di mettersi in proprio e oggi lavora come assistente virtuale professionista. Quando scegli questa vita, ci spiega, "devi essere disposto a fare amicizia con la famosa solitudine del freelance, un po’ per le ore passate alone davanti al pc, un po' per il fatto che nessuno è lì a dirti che decisione devi prendere. Altra cosa importante: bisogna ritagliarsi del tempo per aggiornarsi e studiare, in un’ottica di eccellenza e di crescita". E la prima spunta ce l'abbiamo.

Trovare il proprio fattore X

Cercate di trovare nella vostra attività un punto di forza, una caratteristica che la renda diversa dalle altre dello stesso settore. "Bisogna definire una sorta di modello competitivo con il quale approcciarsi al mercato", conferma Cutrupi. "Preferisco emergere per i costi ridotti o la qualità del servizio? Intendo gestire molteplici progetti in contemporanea oppure dedicarmi in esclusiva soltanto a pochissimi clienti? Non esistono regole universalmente valide, ma avere una propria strategia e personal selling proposition è sicuramente indispensabile per mettersi in proprio con successo".

Avere un profilo social che spacca

Se siete freelance dovete avere una vetrina, e la primissima vetrina da sistemare è quella di LinkedIn. Qui potenziali clienti e collaboratori possono imbattersi nel vostro profilo: si fermeranno interessati o se ne andranno annoiati? Dipende da voi. "Avere un profilo LinkedIn efficace è una condizione necessaria per competere nell'attuale mercato del lavoro, sempre più delocalizzato e virtuale", ci spiega Cutrupi, che ne sa visto che è un LinkedIn Trainer. "Se non curato, invece, questo social può influenzare in negativo la nostra immagine professionale e precluderci opportunità di lavoro. Si dovrebbe pertanto sia provvedere alla scrittura del profilo in linea con obiettivi di posizionamento e LinkedIn SEO, sia eseguire delle strategie di networking per coltivare i giusti contatti chiave". In generale, bisogna valutare quali sono i social più adatti al nostro lavoro. Poi, come spiega Rimessi, "bisogna imparare a scrivere per il web: oggi se non hai una micro presenza online, non esisti. Se esisti devi saper raccontare cosa sai fare bene e quali problemi risolvi. Ogni testo ha un obiettivo da raggiungere, e una precisa funzione, che varia se è per una newsletter, una sponsorizzata, un post per Facebook, un articolo di un blog, i testi per un sito".

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Farsi aiutare

Mettersi in proprio non significa necessariamente fare tutto da soli. Se avete possibilità di investire del cash e non vi sentite sicuri del percorso che state per intraprendere, potrebbe avere senso chiedere il supporto di un Career Coach. Questa figura "aiuta il cliente a mettere in relazione le proprie competenze e capacità con le richieste del mercato del lavoro", ci spiega Cutrupi, che lavora anche come consulente di carriera. "Il punto di partenza è solitamente quello di comprendere le aree di expertise attuali, nonché pianificare eventuali piani di sviluppo per hard e soft skills. A caratterizzare il career coaching è inoltre un approccio fortemente operativo, focalizzato su esigenze e necessità del cliente. I candidati intendono migliorare personal branding, numero di colloqui e opportunità di lavoro ottenute". Della stessa idea anche Michela Rimessi: "Durante la giornata lavorativa il freelance deve saper indossare diversi cappelli. Un attimo prima crea un contenuto, poi passa a fare della contabilità, per poi diventare un podcaster: sembra di soffrire di disturbi della personalità, ma va tutto bene perché è l’effetto partita Iva. Il pericolo più grande è fare un po’ di tutto da soli e farlo male. Avere un aiuto è un investimento che ripaga in reputazione online, di conseguenza si diventa più attrattivi e il lavoro arriva".

Gestione amministrativa: no panic

Uno degli sbatti più evidenti di un freelance è tutta la parte amministrativa e burocratica che il lavoratore deve smazzarsi più o meno da solo. Oltre a ricordarvi che esistono professionisti disposti a occuparsi di queste menate al posto nostro, vi rassicuriamo: tutto si impara, tranqui. "Fortunatamente in Italia, nei primi 5 anni e con un fatturato entro i 67K, si può beneficiare del regime semplificato forfettario. Questo consente una gestione autonoma e molto semplice, in cui si è esentati dalla fatturazione elettronica e non si deve ricorrere alla contabilizzazione di costi e ricavi. Invito tutti i neo freelance a non lasciarsi scoraggiare dalla burocrazia", chiarisce Cutrupi. "Se vendi servizi online, trova un commercialista che sia specializzato in attività online e che quindi ti possa inquadrare e consigliare al meglio", è il consiglio di Rimessi.

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Allenare l'autodisciplina

Gestirsi in autonomia può essere molto figo, ma anche molto complicato. Scoraggiarsi, perdersi d'animo, cambiare idea e trastullarsi nell'incertezza sono alcuni dei rischi che si corrono quando ci si occupa da soli della propria professione. Secondo Cutrupi, quindi, è bene aggiungere tra le proprie skills anche l'autodisciplina. "Si tratta della capacità di rimanere motivati ​​e agire indipendentemente dagli avvenimenti del contesto esterno", ci conferma l'HR Recruiter. "Affinché un freelance abbia successo dovrà dotarsi di una propria routine ricorrente. Decidere quante ore dedicare al lavoro e quante al tempo libero senza lasciarsi tentare dalle continue distrazioni che possono esserci nell’ambiente di lavoro. In estrema sintesi, un vero freelance è colui capace di auto motivarsi e perseverare fino a quando non raggiunge gli obiettivi prefissati". 

Braveheart

Per lasciare il posto fisso e iniziare un'avventura piena di incertezze ci vuole una buona dose di coraggio. Bisogna valutare bene pro e contro, avere un buon materassino per i primi mesi, che possono essere i più difficili. Darsi un tempo per valutare se la strada intrapresa è quella giusta. Ma, a una certa, tocca buttarsi. "Ricordo i tempi in cui lavoravo in azienda come dipendente", ci confida Rimessi. "Tutto super garantito, tutto sempre uguale, per la solita cifretta mensile. Dopo le 17:30 potevo mettere il cervello in una scatola e andare a prendere l’aperitivo. Poi sono arrivati i miei primi 40 anni. Ho tirato un po’ le somme di quanto spazio mi ero data fino a quel momento, e ho sentito mancare il tempo necessario per realizzare dei sogni importanti. Così nei due anni successivi, ho impegnato energie e avverato i due più potenti: prendere la moto e aprire la mia attività totalmente online. Sono stati mesi impegnativi, totalmente fuori dalla mia zona comfort, eppure ogni volta che la mente torna là, sorrido".

Raga, raccontateci le vostre esperienze. Avete scelto di diventare freelance? O state pensando di...? 

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