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Ho levato la data del mio compleanno da Facebook e ora mi sento una persona migliore

Cronaca del primo step verso la desocializzazione (sui social) è smettere di condividere dati personali con contatti che conosciamo a malapena (quando va bene) e che ci fanno pure gli auguri come fossero bot

Siamo onesti, se nel 2022 avete ancora la data del compleanno visibile su Facebook, o siete dei boomer o siete dei Giargiana, più probabilmente entrambe le cose. 

In realtà il sottoscritto dovrebbe fare poco il ganassa. Fino a poco prima del quarantesimo compleanno ero anche io così. Poi una sera al Birrificio di Lambrate, cazzeggiando allegramente tra una pinta e una story, ho agguantato il telefono. Sblocca schermo, App Facebook, impostazioni, privacy, TAAC! Data di nascita visibile solo a me e a me soltanto.

A spronarmi sino a compiere questo gesto di pseudoribellione verso i gran visir della Silicon Valley saranno stati i fumi della Gaina o i ragionamenti sui massimi sistemi, probabilmente l’alcool mischiato alla sensazione di invecchiare.

Già, perché crescendo ti rendi conto che i veri amici si contano sulle dita di una mano, forse senza arrivare al mignolo. Tutto il resto è uno sciame di contatti, una costellazione più o meno variopinta di relazioni che servono a fatturare. O meglio, a far impennare il fatturato di chi gestisce la piattaforma e a fare divertire qualche nerd smanettone con i dati personali di mezzo mondo disponibili pronto uso. 

Le conseguenze immediate di questo esperimento sociale sono piuttosto ovvie: con un solo clic ho detto basta agli auguri stampone di centinaia di persone che non vedo e non sento da decenni

Che poi me li immagino – d’altronde io ho sempre fatto così – la mattina sul water a scrollare spulciando le notifiche e poi digitare sulle bacheche altrui: Tanti auguri… Uè grandissimo buon compleanno… Anche tu negli anta. Tutto questo talvolta condito con gif animate, emoticon e altre amenità digitali. 

Tornando alle notifiche, devo confessarvi che per me lo sbatti serio veniva sempre dopo, nei giorni successivi. Quelli come me sono un po’ vintage, e agli auguri ricevuti vogliono sempre rispondere, anche se non è possibile farlo faccia a faccia. Mi è sempre sembrato un po’ da Giargiana scrivere il post classicone Siete tantissimi, grazie mille per gli auguri!

Così mi sentivo in obbligo di ringraziare ciascuno, magari con una frase carina in onore dei vecchi tempi. Ci mettevo circa una settimana e ogni notte mi addormentavo sullo smartphone chiedendomi chi sailcazzo fossero Gianni, Caterina o Pinco Pallo. Mi sentivo una merda per non ricordarmi quali mirabolanti avventure avessi condiviso con questa gente che si è presa la briga di farmi gli auguri il giorno del mio compleanno. Nada, a volte proprio non ci riuscivo!

Di colpo tutto questo non c’è più. Ebbene, ho passato un compleanno meraviglioso e notifiche free. In diversi si sono ricordati la data e la cosa mi ha fatto veramente piacere. Non mi importa se avessero impostato come aiutino un reminder, già il fatto che se lo siano segnati sul proprio calendar è molto meglio degli auguri urbi et orbi della bacheca FacebookBacheca che è rimasta, meravigliosamente, intonsa. 

La mia fiducia nel genere umano stava per essere ristabilita quando la mia dolce metà, sino a quel punto ignara del mio gesto, dopo tre giorni ha deciso di postare alcune foto dei festeggiamenti taggandomi. 

Apriti cielo… nei commenti mi sono ritrovato valangate di auguri degli amici in comune, ma anche dei suoi contatti. In alcuni casi persone che nemmeno ho mai incontrato. Nessuno, ma nemmeno lo potevo pretendere, ha colto che si trattava di immagini in differita.

Questo episodio ha confermato la mia idea. Diciamo che è stato il primo passo di un percorso di desocializzazione (sui social). Che senso ha condividere informazioni e dati personali con contatti che conosciamo a malapena?

Anche se ce lo hanno fatto credere non siamo delle celebrities che devono mostrare l’immagine di una vita patinata per rimanere sulla cresta dell’onda. Della nostra vita privata fottesega a nessuno, se non per criticare, curiosare e spettegolare. Quindi per noi poveri pirla non è affatto un bel deal spiattellare tutto su un feed digitale. Correggere le imperfezioni con filtri, effetti e altre diavolerie è inoltre tempo irrimediabilmente buttato nel bidone dell’umido dell’Amsa.

Questo percorso sarà lungo, ma non ho alcuna intenzione di fermarlo. Potrei cambiare idea solo quando qualcuno pubblicherà la mia data di nascita come cappello introduttivo di una lunga bio su Wikipedia. Non succede, ma se succede… per collaborazioni o per farmi gli auguri contattate direttamente il mio agente o il mio team di social media manager. TAAC!

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