In questi giorni di caldo atroce e di fatture elettroniche a nastro, siamo andati a prendere una botta di fresco in un luogo magico: Villa Litta a Lainate, per scoprire il Ninfeo e i suoi famosi giochi d’acqua. Il Ninfeo si trova a pochi chilometri da Milano ed è aperto, di sera, solo nei mesi più caldi. Molti si chiederanno: ma cazzo è un Ninfeo? E cosa sono i giochi d’acqua? Calm down: ora vi raccontiamo tutto per filo e per segno.
Innanzitutto, abbiamo preso il bolide e siamo arrivati in centro a Lainate, dove il parcheggio è super easy e si respira aria di giargianità a pieni polmoni. Villa Litta è facile da raggiungere, ma la visita notturna (della durata di 1 ora e qualcosa) va prenotata con qualche giorno d’anticipo perché è un’esperienza che, piano piano, sta spopolando con il passaparola. Al nostro arrivo, ci accoglie una guida che ci porta subito a visitare il parco e gli interni di Villa Litta ma soprattutto il Ninfeo: un luogo unico, che sembra uscito da una favola, costruito tra il 1585 e il 1589 dall’architetto Martino Bassi per volere di Pirro I Visconti Borromeo. Oh, ci sono sempre di mezzo i Borromeo, si vede che siamo in Lombardia! Da fuori ricorda un po’ una grotta, ma dentro è pieno di statue classiche, mosaici, affreschi, decori a forma di conchiglia, simboli massonici e suggestioni di questo tipo.
Che funzione aveva il Ninfeo? Puro svago. Perché nel 1500, quando ancora non c’erano le discoteche e la droga, i signori del tempo amavano organizzare grandi feste e spesso si facevano costruire labirinti o edifici come questo per broccolare con le dame e fare scherzi agli invitati. E il Ninfeo soddisfa appieno questo concetto, come ci racconta la guida: il suo percorso è una specie di Gardaland d’altri tempi, fitto di trappole e congegni meccanici che danno vita a copiosi gavettoni che rinfrescano gambe e spalle. La parte più interessante è infatti l’impianto idraulico che dà vita ai numerosi giochi d’acqua, un tempo manovrati da alcuni poveri cristi che – nascosti in stanza segrete nella roccia – azionavano alcune leve per spruzzare acqua sui malcapitati che passavano, mentre alcuni musicisti si preoccupavano del djset, anche loro nascosti nella roccia. Al Ninfeo c’è stato anche Stendhal, che ha dato il nome al gradino di Stendhal, una delle tante trappole disseminate lungo il percorso. Un bel circo, insomma!
Le prime stanze che visitiamo sono quelle dei mosaici, con motivi geometrici e floreali, e già iniziano i primi giochi d’acqua. Lungo il vialetto che fa da passaggio da un’ala all’altra, iniziano infatti i primi spruzzi: spesso sono delle innocue fontanelle decorative che salgono dalla pavimentazione, ma in altre occasioni veniamo investiti da gavettoni davvero imprevedibili. Piccolo spoiler: occhio a dove vi sedete! Il tour all’interno del Ninfeo prosegue, poi, con una romantica passeggiata circondati da statue e da qualche pozza d’acqua: è qui che i signorotti amavano nascondersi con le proprie dame, approfittando dell’atmosfera fresca e giocosa, per fare i burloni e infrattarsi, bevendo e ballando. Una specie di rave ante litteram, diciamo. C’è perfino una raffigurazione della famosa gallina dalle uova d’oro: un piccolo automa in bronzo, simbolo di ricchezza, che doveva servire come spiegazione per tutti quelli che domandavano l’origine delle fortune della famiglia. Un antico esempio di gadget da Imbruttito doc per mettere a tacere le malelingue! D’altronde, all’epoca non c’erano ancora le aziende fantasma per nascondere la provenienza di certe somme di denaro…
Un’altra ambientazione che coglie la nostra attenzione è il Cortile delle Piogge, insieme a quello della Girandola: i nomi la dicono lunga. Anche in questo caso, dispettosi giochi d’acqua vengono azionati da ogni dove, ma soprattutto c’è un congegno dotato di specchietti che, all’epoca, servivano a riflettere la luce delle fiaccole per creare arcobaleni artificiali. Questa è classe, signori! Una signora si appoggia a una parete, un po’ stanca, e viene subito investita da un getto d’acqua. L’ultima tappa, usciti dal Ninfeo, è segnata dalla Fontana di Galatea posta al centro del giardino circostante. Quasi tutta in marmo bianco di Carrara, questa fontana non ha nulla da invidiare a quelle di Piazza Navona, anzi: è ancora più misteriosa, con le sue statue che raffigurano le divinità Flora e Pomona, Euterpe e Imeneo, due divinità campestri ma soprattutto il Sonno e il Silenzio, quest’ultimo rappresentato da una donna con il volto nascosto da un velo, come a dire: “Sta sü de dos!”.
Felici di questo colpo di testa notturno, torniamo a Milano un po’ bagnati ma con qualche ghignata in più da ricordare. Vi abbiamo incuriositi, eh? Se volete saperne di più, andate sul sito degli Amici di Villa Litta, cioè quelli che organizzano le visite, e stupite la vostra donna con una gita notturna molto divertente e zero sbatti!
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