
Lo stress da lavoro, quello vero, quello che si insinua tra una deadline impossibile e la chat del capo alle 23.56, è un nemico subdolo che vi consuma piano piano. Non è solo una scocciatura o una questione di stanchezza cronica: è una bomba a orologeria per la vostra salute, che ticchetta ogni giorno tra una riunione e l’altra. Secondo uno studio dei professori Jeffrey Pfeffer (Stanford) e Joel Goh (Harvard), pubblicato su Behavioral Science & Policy, lavorare in condizioni tossiche può essere tanto dannoso quanto respirare fumo passivo.
Gli studiosi hanno analizzato 228 ricerche e ne è uscito un quadro che, se siete seduti, meglio così: orari massacranti, mancanza di controllo sulle proprie mansioni, precarietà cronica e pressione continua sono tutti elementi che vi portano dritti dritti a stare da schifo. Se vi sentite sempre con la testa che scoppia, le energie sotto le scarpe e la voglia di mollare tutto per aprire un chiringuito in Salento, sappiate che non è solo un vostro problema personale: è il sistema che vi sta triturando.
Percepite l’instabilità lavorativa come un’ombra costante sulla vostra testa? Allora sappiate che la probabilità di sentirvi in condizioni di salute pessime aumenta del 50%. Siete sommersi da carichi di lavoro insostenibili e tocca fare le acrobazie per stare dietro a tutto? Rischio malattie su del 35%. E se passate più tempo in ufficio che con vostra nonna a Natale, vi beccherete pure un bel +20% di rischio di morte prematura. Lo studio non fa un confronto diretto, ma suggerisce che le conseguenze di un ambiente professionale di mer*a possono essere persino più gravi di quelle legate al fumo passivo.
Lo sappiamo, è una mazzata. Ma serve dirle, ‘ste cose.
E poi c’è l’altro lato della medaglia, quello che brucia pure il conto in banca. Secondo l’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (EU-OSHA), ogni anno in Europa lo stress lavorativo e i problemi mentali che ne derivano costano la bellezza di 240 miliardi di euro. Di questi, il 57% è legato a una perdita di produttività dovuta alle assenze per malattia. In pratica, lavorate troppo, vi ammalate per colpa del lavoro, e l’azienda perde soldi. Geniale, no?
E quando si supera il limite e si arriva al burnout, la situazione fa ancora più paura. Parliamo di un vero crollo psicofisico: ansia a mille, insonnia, distacco totale da ciò che fate, tristezza… insomma un disastro. In Italia, lo stress lavoro-correlato è riconosciuto come rischio professionale: le aziende dovrebbero valutarlo e prevenirlo, anche se molte fanno finta di nulla finché qualcuno non crolla. Ma la legge parla chiaro: tutelarvi è un loro dovere.
E voi ricordatevi che vivere per lavorare è il modo più veloce per non vivere affatto
Autrice: Francesca Tortini
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