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Editorial
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Appena ho letto la news dell'apertura effettiva - l'annuncio l'avevamo dato qui diversi mesi fa - di un Hard Rock Cafe a Milano, confesso di aver provato un'irrefrenabile voglia di farci un salto, il prima possibile.

Breve intro per i non boomer. Hard Rock Cafe è una catena di origine americana con locali in tutto il mondo dove, a un prezzo non proprio conveniente, ci si può scofanare un hamburger sotto alla giacca in velluto di Elton John o bere un drink di fianco all'intimo di Madonna. Per quelli della mia generazione, nati attorno agli anni Ottanta del secolo scorso, è un must. Siamo cresciuti con il mito dei voli low cost e collezionando magliette dell'Hard Rock (Cafe) da ogni dove, visto che ciascun locale della catena ha uno shop dedicato al merchandising.  Lo facevamo, e lo facciamo tuttora non senza un pizzico di malinconia, per darci un tono da gran viaggiatori del mondo.

 

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Dicevamo del locale di Milano. Non ho perso tempo e ho trascinato nell'impresa un mio collega, proponendogli una pausa pranzo nel locale, che si trova nella centralissima via Dante. Memori del delirio che ogni sbarco di catene famose genera a Milano (ricordate Starbucks?), la sera prima ci interrogavamo: non è che ci sarà un sacco di gente? Forse è meglio prenotare?

Così ho composto il numero per riservare un tavolo per due alle ore tredici per l'indomani. La ragazza dall'altro capo della cornetta mi ha risposto subito sì, con entusiasmo. Senza nemmeno fare un finto check? Mah, suona strano, a Milano quando devi prenotare tutti ti fanno capire di essere molto full e che forse sei proprio fortunato visto che è libero un ultimo tavolino in un angolo sperduto della sala. Vabbeh, probabilmente visto che il motto di Hard Rock Cafe da decenni è l'inclusivo Love all, serve all, ho pensato che fossero avanti anche nella gestione delle prenotazioni. 

Fatto sta che il giorno dopo ci presentiamo puntuali all'ingresso, abituati al fatto che in pieno centro un ritardo di cinque minuti normalmente ti fa perdere ogni diritto di prelazione. Per la premura rimandiamo a dopo anche la nostra visita al negozio che si trova appena varcata la soglia del locale.. 

C'è una piccola coda di prenotati come noi, tendenzialmente con piu' capelli bianchi in testa. Buttando l'occhio oltre, però, si nota solo una gran ressa di camerieri che sembrano girare a vuoto attorno ai pochi tavoli già occupati.

Poco dopo veniamo fatti accomodare in un grande tavolo da quattro (in via Dante ti permetti di sprecare spazio?). Con entusiasmo agguanto il menù, anche se ho davvero pochi dubbi. Il test deve essere categoricamente effettuato con il mitico Legendary Burger (classico) che ho già provato in passato in varie versioni, da New York a Londra, passando per Ibiza. Un mix di carne, formaggio cheddar, bacon, cipolla impanata e fritta, accompagnato da una salsina speciale e patatine. Insomma, roba non adatta a teorie salutiste, ma c'è una prova pratica da effettuare. 

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Al nostro tavolo arriva una ragazza dello staff e inizia a parlarci in inglese. Convinto che ci abbia scambiati per turisti stranieri (mi era già capitato negli Hard Rock di Roma e Venezia), le faccio presente che con noi può anche parlare italiano, convinto di farle un piacere. In realtà lei ci confessa che l'italiano lo mastica poco e allora la rassicuriamo in coro, no problem let's talk in english! Figo...

Peccato che forse il problema non sia la lingua, ma proprio il servizio. La nostra comanda è quanto di più semplice si possa aspettare una waitress (cameriera suona brutto in un ambiente così internazionale). Insomma ci mettiamo un po' a farle capire due Legendary Burger e due Pepsi (sì non hanno la Coca Cola). Dopo diversi minuti torna per chiederci se vogliamo il ghiaccio nella bevanda e poi, ancora, per domandarci in merito alla cottura della carne. Medium...figa...!

Probabilmente è qui per un altro motivo (magari di studio) ed è alle prime armi. Vista l'acclarata penuria di personale nella ristorazione, l'Hard Rock avrà dovuto assumere molti dummies in sala. Chissà se in cucina c'è qualcuno di già imparato, ci chiediamo un po' intimoriti.

Non siamo molto distanti da dove escono i piatti a dire il vero. Lì per richiamare l'attenzione del servizio alle pietanze sul pass, una ragazza grida Rock n'Roll a ripetizione. A Milano nel 2022 la cosa fa un po' sorridere, ma alla fine è un altro marchio di fabbrica e guai se non ci fosse. 

Dopo non molto il cibo arriva anche a noi. Tel chi, anzi Rock 'n' Roll...

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L'impiattamento con il coltellazzo che trafigge il panino tipo spada nella roccia è una trovata pienamente in linea con il mood della catena e ci sta alla grande. Iniziamo a mangiare. Non che mi aspettassi una leccornia o un piatto da ristorante stellato, però figa, cazzocivuole a cuocere un hamburger in modo corretto? Il pane, tipo brioche, non è male, la salsa è giustamente spicy, ma onesto...ne ho mangiati di decisamente migliori negli Hard Rock in giro per il globo.

Lo sbraniamo per fame e poi iniziamo a guardarci attorno. Il piano terra, a parte un bel bancone del bar e un cappello di Slash - il mitico chitarrista dei Guns n'Roses - dice poco. Quando poi vedo un costume rosso di Rihanna appeso alla parete, ho il terrore che in qualche angolo possano avere inchiodato le ciabatte di Blanco o i denti d'oro di Sfera Ebbasta. 

Il caffettino è d'obbligo per tentare di digerire almeno la cipolla, peccato che ci vogliano cinque minuti per spiegare che vogliamo two espresso e altri dieci perchè ci arrivi una brodaglia che la peggiore moka farebbe meglio. 

Il tempo è tiranno. In qualche modo facciamo capire che vogliamo pagare in cash perchè ci sembra il modo più veloce per non incasinare la cameriera con domande su concetti italici astrusi tipo prendete i ticket restaurant? In realtà anche per pagare si inceppa tutta la macchina amministrativa, compreso un tizio in giacca e cravatta alla cassa che sembra più un direttore di banca che il responsabile di un locale che si definisce rock. Tutto questo scherzetto ci viene a costare 25,5 euro a persona. Per questo prezzo, lasciatemelo dire, almeno un hamburger buono me lo dovreste servire. 

Un po' delusi vogliamo però ispezionare il piano superiore del locale, accessibile anche con un maxi ascensore. 

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Lo spazio è molto ampio, quasi totalmente libero da persone, ma sembra veramente un altro locale. Ampio bancone, divani con balconcini sullo struscio di via Dante. Qui si respira una vera atmosfera da Hard Rock Cafè. Concordiamo che bisogna dare un'altra possibilità quando il locale sarà rodato, magari per tornarci la sera e farsi mettere del Whisky dentro la Coca Co...ehm la Pepsi. 

Per quanto riguarda i cimeli memorabilia, anche il piano 1 riserva molto spazio alla componente modaiola (tipo il reggiseno di Cher o un abito elegante di Courtney Love, Versace credo..), ma ci sono anche le bacchette del batterista degli Aerosmith e altre cose curiose. Una in particolare è riservata a un artista indigeno, Luciano Ligabue. Nella didascalia che accompagna la sua chitarra autografata, hanno scritto di lui Known as The Bruce Springsteen of Italy. Con tutto il rispetto per il Liga ci scappa da sorridere, ma immaginiamo un turista straniero curioso digitare il nome del rocker di Correggio su Google e ascoltarsi Certe Notti, paragonandola con Streets of Philadephia del Boss. 

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Il bello di questo posto è proprio questo. Ti riporta in un mondo antico dove le rockstar erano delle divinità indiscusse la cui fama durava decenni, di generazione in generazione, non la stagione di qualche tormentone. Kurt Cobain non cantava in corsivo e quelli come lui spesso conducevano una vita sregolata e di eccessi. Tutti lo sapevano e faceva parte di un grandissimo circo che, nel nome della musica e di una ribellione spesso apparente, ci faceva sentire più uniti. 

Se vieni da quel mondo, anche se non hai mangiato un granchè e hai pagato caro, qui ci tornerai. Anche solo per comprare una maglietta, dare un occhio alle chitarre o farti un drink. 

Insomma, un mix di nostalgia e resistenza all'inesorabile scorrere del tempo, anche solo per dare un'altra possibilità di riscatto e rivincita. Perchè anche se non sta tanto bene, il Rock n'Roll non morirà mai. 

Rhythm and blues
E pestiamo coi piedi di più
Finché il polso cammina facciamo mattina
Tenendoci su coi
Sogni di rock'n'roll
Sogni di rock'n'roll
Sogni di rock'n'roll
E guai a chi ci sveglia

[Luciano Ligabue] 

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