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Editorial
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Milano è sbarcata su Tinder.

Vi vedo: non fate quella faccia, che un giro di giostra sulle app di dating l’abbiamo fatto più o meno tutti e non c’è nulla di male.

Conosco persone che si sono conosciute tramite app e adesso c’hanno i figli, il cane, una casa.

Che è molto di più di quello che posso dire delle mie relazioni nate e consumate offline.

Quello che non ho ancora ben capito è se la city sia una di quelle persone alla ricerca dell’anima gemella o abbia solo voglia di sano divertimento.

Quella di Milano su Tinder è una campagna pubblicitaria in cui la city si racconta, in stile Tinder appunto, attraverso i suoi luoghi più top.

Esattamente come faremmo noi: mica carichi la foto dove hai le occhiaie Pantone Black né quella dove hai il sorriso di Jack Nicholson in Shining.

Su Tinder ci si mostra al meglio, anche quando questo significa forzare un po’ la mano con foto di 5 anni fa o spingendo l'acceleratore sul filtro bellezza. Ma come tutti abbiamo imparato, il gioco non si limita all’immagine. Dobbiamo cercare di raccontare a parole quanto siamo brillanti, divertenti e interessanti attraverso bio e messaggi in cui usiamo termini di cui spesso manco conosciamo il significato o citazioni colte ma fuori contesto.

Milano ha fatto lo stesso.

C’è Parco Sempione che dichiara di averne piantati tanti ma che con noi sarà diverso, Monumentale che promette di non ghostarci – che ansia mettere morti e fantasmi assieme, chiamate l’esorcista - la Cozzi che ci farà spogliare a prima vista… insomma, avete capito il tono.

Fin qui niente da dire, bella grafica, belle immagini, bei messaggi.

Bella strategia d’acchiappo.

Poi ho letto il target a cui questa campagna è dedicata: gli studenti fuori sede.

Studenti – fuori – sede.

Su queste tre parole mi è salito un brivido e non di quelli da primo posto a Sanremo.

Da ex studente fuori sede mi sono sentita come quando su Tinder becchi uno con delle foto della madonna e poi lo vedi dal vivo e capisci che è bravissimo con PhotoShop. Oppure, il classico che in chat è spigliato, simpatico e carino ma poi dal vivo è uno stronzo con le gambe.

Sia chiaro, non sto dicendo che Milano sia un cesso né un’infame, ci mancherebbe.

Sto dicendo che, come facciamo tutti (dai siate sinceri), anche la city tende a dire piccole bugie per ottenere un date.

Così, ho provato a immaginare il profilo Tinder di Milano se fosse sincero al 100% e non volesse nasconderci nulla, presentadosi con tutti i suoi pregi e difetti, pacchetto completo.

Partiamo, per esempio, dal complicato problema degli affitti troppo alti.

Mi aspetterei una foto di un appartamento, non dico incredibile, ma dignitoso e sotto un bel messaggio del tipo: “Non è il mio forte, ma cercherò di non fartela mai pagare cara. Tua, Milano”.

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Vogliamo parlare delle condizioni di alcune di queste case che spesso sembrano dei magazzini in disuso? Ecco, mi aspetterei una Milano onesta che facendo un bagno di umiltà e mostrandomi certi tuguri, mi dica: “Io non ti merito”.

Oppure, mi piacerebbe vedere la più classica delle ammissioni di colpa ma in stile tenerezza: un’immagine della circonvalla bloccata che dice “Il problema non sei tu, sono io – emoticon triste con occhioni”.

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Non sto dicendo che con questo si risolverebbe il problema del traffico, ma al volante dell’Enjoy che sto pagando al minuto, mi sentirei sicuramente un po’ meno frustrata e responsabile.

Vorrei che Milano mi conquistasse con l’onestà e mi dicesse: “C’è molto da lavorare, ma farò la mia parte.” mostrandomi degli uffici con le luci accese anche di notte.

Sapere cosa potrebbe aspettarmi dopo l’Università sarebbe un ottimo modo per scegliere cosa fare del mio futuro. Ancora di più, sapere che anche la città farà la sua parte per migliorarsi, beh è un bell’incentivo nel decidere se continuare a frequentarsi o meno.

Mi piacerebbe che Milano mi preparasse nell’affrontare il pendolarismo, con delle semplici  e rassicuranti parole: “Credo nella nostra relaziona a distanza, anche se è complessa”.

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E lo so che non si azzererebbe il numero di treni in ritardo o cancellati, le ore di viaggio o il prezzo dei biglietti, ma almeno mi sentirei meno sbagliata e inadeguata nei confronti di Milano.

Vorrei vedere una foto del Bosco Verticale di 10-11 anni fa e Milano che mi fa una promessa solenne: “Ti giuro che cambierò”.

Perché sapere che la città si evolve e cambia in meglio mi fa scattare il Super Like ed è subito match. 

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In definitiva, se Milano avesse un profilo Tinder onesto, magari avrebbe meno primi appuntamenti ma aumenterebbe la qualità della sua vita sentimentale.

Perché solo così, Milano e gli studenti fuori sede potranno davvero instaurare una relazione sincera, matura, felice e duratura.

Alla fine dei conti, non è quello che vogliamo tutti?

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