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huggiebot

Immaginatevi un abbraccio caldo, avvolgente, pressante al punto giusto, rassicurante. Nella vostra fantasia, chi è che vi abbraccia? La mamma? Il partner? Un amico? Per carità, validissimi eh, ma se cercate l'abbraccione perfetto, allora vi conviene provare HuggieBot 3.0, un robot costruito apposta per offrire l'abbraccio più fantastico che possiate immaginare. Eccolo in cover (Credit: IEEE Spektrum / Alexis Block): ok, non è bellissimo ce ne rendiamo conto. Però la sua stretta promette di essere un'experience impagabile.

HuggieBot 3.0 è l'ultima versione di un androide creato dal Max Planck Institute for Intelligent Systems proprio per offrire una coccola personalizzata e... perfetta. La figata, bisogna ammetterlo, è che l'abbraccio non è uguale per tutti: HuggieBot 3.0 risponde al contatto umano basandosi sui gesti della persona che ha davanti, in modo da individuare la stretta più adatta a ciascino. Le braccia e il torace non sono freddi e rigidi come ci si potrebbe aspettare da un robot, ma sono costruiti con un materiale morbido che rende l'androide (al tatto) simile al corpo di una persona. E poi ci sono sensori a manetta, che in base al destinatario da abbracciare capiscono quanta pressione utilizzare, se accarezzare la schiena o dare una semplice pacca sulla spalla. Che roba.

 

Va detto che gli scienziati del Max Planck Institute conducono ricerche sugli abbracci robotici dal 2016, con l'intento di renderli disponibili per chiunque necessiti supporto emotivo. La pandemia - affermano - ha reso il contatto fisico ancora più prezioso e fondamentale per il benessere mentale. Il lavoro dei ricercatori è infatti proprio quello di mostrare i vantaggi dell'interazione fisica tra gli esseri umani e come può essere possibile fornire almeno alcuni di questi benefici utilizzando un surrogato robotico controllato. Nelle loro intenzioni c'è quella di fare di HuggieBot un robot che possa fornire compagnia e assistenza nelle case di cura, aiutando i pazienti ad affrontare le preoccupazioni e sostenendo il lavoro degli operatori sanitari. Dai, buona idea!

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