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Imbruttiti, oggi vi portiamo in tavola un bell'argomento di attualità con il quale sicuro potrete svoltare le serate tra amici, ma pure un pranzo di lavoro. Parliamo infatti di carne coltivata. O carne sintetica. O carne prodotta in laboratorio. Istess. Se non sapete una mazza del tema, possibile che la prima reazione sia il rifiuto categorico. Del resto, la storia insegna che le grandi scoperte e invenzioni sono spesso state precedute da una valanga di pregiudizi, scardinati poi lentamente dal tempo, dall'esperienza, e dall'effettiva utilità e validità della creazione.

Prima di tutto urge chiarire una cosa: la carne coltivata è carne a tutti gli effetti. Non è carne finta, carne vegetale o altre balle simili: è carne-carne che invece di essere ottenuta da un animale macellato, è prodotta in laboratorio grazie alle cellule staminali. La ricerca è piuttosto recente. Il primo hamburger in vitro - pensate - fu creato dall'azienda Mosa Meat nel 2013. Ad oggi ci sono ancora un bel po' di paletti da affrontare prima che la carne coltivata diventi disponibile in commercio. First, i costi elevati. Second: gli oppositori. Per esempio, nonostante l’ok della Food and drug administration (Fda) alla produzione negli States di carne di pollo sintetica, sono già fioccate milioni di firme per fermare l'iniziativa. Il nostro ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, in occasione del convegno Frankenstein nel piatto? Il cibo sintetico la nuova minaccia organizzato dalla Coldiretti ha fatto sapere chiaramente quanto sia contrario alla carne coltivata. "Il cibo sintetico non è buon cibo - ha aggiunto - inoltre la produzione di cibo in laboratorio cancellerebbe la nostra economia sostenibile, il nostro modo di vivere e la nostra civiltà".

Coldiretti, però, ha fatto sapere che la carne sintetica potrebbe avere il via libera europeo già quest'anno. "Già a inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue, mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici". Prima che arrivi l'ok alla vendita, infatti, l'alternativa alla carne tradizionale dovrà seguire lo stesso iter di approvazione servito per gli alimenti a base di insetti: autorizzazione della Commmissione Ue e via libera dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Ma - dicevamo - gli oppositori sono tanti. Per evitare la concessione da parte di Bruxelles alla produzione, vendita e commercializzazione di carne sintetica in Europa, sono state raccolte già 400mila le firme, tra le quali quella della premier Meloni, del ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, di numerosi parlamentari nazionali ed europei e di vari imprenditori. Ma quali sono le convinzioni di chi non approva la carne coltivata?

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"Per quanto riguarda la carne da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche – fa sapere Coldiretti -, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato". Ma è davvero così? Sicuri sicuri? Capirci qualcosa è importante eh, perché i vantaggi della carne coltivata, a detta dei ricercatori, sono molti. Due tra tutti: il benessere degli animali e quello del pianeta. Noi, che siamo ignoranti come tutti gli altri, abbiamo voluto fare qualche domanda a un portavoce della startup Mosa Meat, tra i pionieri della carne coltivata. In Mosa Meat - pensate - ha investito anche quel brav fieu di Leonardo DiCaprio. "Uno dei modi più efficaci per combattere la crisi climatica è trasformare il nostro sistema alimentare. Mosa Meat e Aleph Farms offrono nuovi modi per soddisfare la domanda mondiale di carne bovina, risolvendo alcuni dei problemi più pressanti dell’attuale produzione industriale di carne. Sono molto lieto di unirmi a loro come consulente e investitore, mentre si preparano a far scoprire la carne bovina coltivata ai consumatori", ha dichiarato il premio Oscar e attivista, impegnato da tanti anni nella lotta al riscaldamento globale, e nel sostegno della biodiversità della Terra e dell'energia rinnovabile.

"La carne coltivata è uguale alla carne convenzionale ma, invece di macellare un intero animale, produciamo la carne coltivando cellule animali", ci spiegano quelli di Mosa Meat, giusto per chiarire le basi. "La carne coltivata non è un sostituto vegetale. Piuttosto, è vera carne che al microscopio è indistinguibile dal tessuto di carne che proviene da una mucca, un maiale o un pollo". La procedura è piuttosto complessa, ma per riassumerla for dummies potremmo dire che si comincia dalla selezione delle mucche più sane per ottenere le cellule migliori, che aiutino a far crescere la carne bovina. "Forniamo alle nostre cellule nutrienti naturali, vitamine, calore e aria fresca. Questo le fa moltiplicare e proliferare. Ciò avviene in un recipiente chiamato bioreattore. A parte le cellule iniziali, non sono necessari altri componenti animali. Permettendo alla natura di fare il suo corso, le cellule si uniscono naturalmente per diventare fibre muscolari e grasso a tutti gli effetti, proprio come farebbero all'interno di una mucca. E con sufficiente cura e attenzione, inizia a emergere tutto il bello della carne bovina: proteine ​​nutrienti, ottimo gusto, aromi e la consistenza che noi tutti conosciamo. Sapete qual è l'unica differenza tra la carne tradizionale e quella creata in laboratorio? Che la seconda non fa male né agli animali né al nostro pianeta", ci dice il portavoce della startup.

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Una delle bufale più diffuse sulla carne coltivata è quella del siero fetale bovino. La stessa Coldiretti ha detto, appunto: "viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche". Il metodo di Mosa Meat, però, è totalmente cruelty-free e no, non utilizza assolutamente il siero bovino fetale (FBS). L'azienda ha fatto recentemente parlare di sé anche per aver pubblicato un documento esplicativo del suo metodo per ottenere la differenziazione muscolare senza siero. "Non è sostenibile utilizzare l'FBS nella coltivazione della carne, sia dal punto di vista del benessere degli animali che dal punto di vista dei costi. L'FBS deriva dalle mucche e Mosa Meat si impegna a ridurre il numero di mucche nel nostro sistema alimentare. Dal punto di vista dei costi, poi, l'FBS è molto caro, quindi non ha senso utilizzarlo per alimentare le nostre cellule".

Il benessere degli animali, quindi, sembra assolutamente garantito. Così come i benefici ambientali, a detta di Mosa Meat. "Rispetto alla carne bovina macellata, le analisi più recenti mostrano che la produzione di carne bovina coltivata potrebbe ridurre l'impatto climatico del 92%, l'inquinamento atmosferico del 93%, l'utilizzo della terra del 95% e quello dell'acqua del 78%". I pregiudizi, come abbiamo visto, sono però ancora molti e convincere i detrattori non sembra un'impresa molto easy. "La carne coltivata può aiutare ad affrontare la sovranità alimentare nazionale, creare catene di approvvigionamento più resilienti e combattere il cambiamento climatico. Gli effetti negativi della produzione industriale di bestiame sono cresciuti oltre ciò che il nostro pianeta può sostenere. Ma le persone amano troppo la carne per rinunciarvi: le abitudini non cambiano al ritmo necessario", ha dichiarato il portavoce.

Parlando di timing, però, prima di vedere carne coltivata di Mosa Meat in vendita passerà ancora un po' di tempo. "L'azienda si concentra sulla carne bovina e punta a una prima introduzione sul mercato nei prossimi due anni. La prima fase della vendita sarà su piccola scala. Tuttavia, poiché la tecnologia aumenta e i costi diminuiscono ulteriormente, miriamo a essere ampiamente disponibili al più presto nei ristoranti e nei supermercati". Raga, ovviamente la questione è ancora complessa, e per quanto sia necessario non credere a ogni cazzata sparata da comoplottisti e lobby, è certamente vero che la carne coltivata sia un mondo nuovo, ricco di possibilità ma anche di rischi e difficoltà. Banalizzando: voi di che team fate parte? #carnetradizionale o #carneinlab?

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