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Son soddisfazioni. Ve ne avevamo parlato tempo fa, ricordate? Il Brera Calcio, la terza squadra della City, giocherà nel mondo grazie a un super progettone che l'ha legata alla società di diritto Irlandese Brera Holding. Una realtà nuova di zecca che vanta, tra i suoi investitori, anche Chris Gardner, il milionario partito da zero del film La ricerca della felicità di Muccino, presente? A novembre vi spiegammo che la società aveva già ottenuto l'autorizzazione della Sec, la Consob americana, per essere quotata in Borsa. E così è stato, taaac!

Il 27 gennaio il Brera Calcio (o meglio, Brera Holding) ha debuttato al Nasdaq di New York raccogliendo 7,5 milioni di dollari. L'Holding punta ad avere il controllo non solo del Brera Calcio ma anche di squadre di altri paesi, dall'Europa dell'Est all'Africa. Un brand, praticamente, che tra i soci oltre a Gardner ha anche il fondatore del Brera Calcio, Alessandro Aleotti, l'imprenditore milanese Adrio De Carolis e Sergio Scalpelli, già direttore relazioni esterne di Fastweb. In consiglio anche Goran Pandev, ex gloria dell'Inter. L'obiettivo di Brera Holding è quello di esportare il marchio del Brera Calcio acquisendo squadre nelle leghe nazionali minori di Paesi europei come Andorra e Gibilterra, San Marino e le isole Far Oer. Ma si punta anche all'Africa, soprattutto Gambia e Mozambico.

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"Siamo molto soddisfatti - ci ha detto il presidente del Brera Calcio, Alessandro Aleotti, commentando l'esordio in borsa - la quotazione importante che era stata preventivata per i nostri investimenti è stata raccolta tutta. Ora ovviamente il titolo, ancora privo di tanti azionisti, è entrato in una logica abbastanza volatile nel prezzo, quindi perderà un po' di valore rispetto al prezzo a cui noi lo abbiamo collocato. Però siamo molto contenti e adesso ci adopereremo per gestire questi soldi nel progetto strategico che abbiamo identificato, che punterà ad avere quattro squadre in Europa che si chiameranno Brera Milano e giocheranno nella Serie A di paesi minori. Abbiamo chiuso la Macedonia del Nord e chiuderemo presto altri piccoli paesi", ci ha rivelato Aleotti. Top.

Ad accomunare le squadre, oltre il nome e la maglia, anche la sensibilità verso temi sociali. "A Milano, noi abbiamo utilizzato il calcio in molti ambiti di fragilità: il carcere di Opera, le comunità Rom, i centri di prima accoglienza dei richiedenti asilo, per citarne solo alcuni", ci spiegò Aleotti a novembre. "Vogliamo replicare questo nostro modello in ogni paese in cui andremo, ovviamente adattandolo al contesto. Ad esempio, nei Balcani, dove la violenza negli stadi è un problema molto serio, stiamo elaborando un progetto per l'educazione al tifo dei bambini". Tutte le squadre si chiameranno Brera e giocheranno ovunque con la stessa maglia neroverde. E così, tra qualche anno, potrebbe esserci Brera Andorra o un Brera Gibilterra ai preliminari di una grande competizione europea. Figo, no?

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