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Editorial
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Te capì il Brera Calcio? La terza squadra di Milano, di cui vi abbiamo già parlato in passato, ha fatto uno step evolutivo degno di una realtà imprenditoriale blasonata. La società, fondata nel 2000 da Alessandro Aleotti, presidente del club, oggi milita in seconda categoria e si è legata a una nuovissima realtà, la Brera Holdings, con il supporto di Chris Gardner. Non sapete chi è? Ma dai, l'imprenditore statunitense che da zero è diventato un milionario, autore del bestseller La ricerca della felicità da cui poi è stato tratto il famoso film di Gabriele Muccino con Will Smith. Brera Holdings, quindi, è una società nuova di zecca, che controllerà il Brera Calcio e anche squadre di altri paesi, dall'Europa dell'Est all'Africa. Un brand, praticamente, che tra i soci ha lo stesso Aleotti, l'imprenditore milanese Adrio De Carolis e Sergio Scalpelli, già direttore relazioni esterne di Fastweb. In consiglio anche Goran Pandev, ex gloria dell'Inter.

La società ha già ottenuto l'autorizzazione della Sec, la Consob americana, per essere quotata in Borsa. A dicembre è previsto il lancio al Nasdaq di New York, con una valutazione che oscillerà tra i 50 e 60 milioni di euro. Figa. Lo step successivo sarà quello di esportare il marchio del Brera Calcio oltre confine, mediante l'acquisizione di squadre straniere dei Paesi emergenti che prenderanno nome e colori della squadra milanese. Che storia, eh? Abbiamo fatto qualche domande all'Aleotti, per saperne un po' di più di questa clamorosa novità.

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Ciao Ale. Ma abbiamo capito bene, il Brera Calcio ci diventa internazionale?

Eh già, la vera squadra di Milano Milano comincia a girare il mondo. In realtà pensiamo a un modello innovativo per entrare nel professionismo: non attraverso una velleitaria scalata a Milan e Inter, bensì percorrendo una via diversa che ci porterà, con il nostro nome e il nostro marchio, a giocare nel professionismo di paesi calcisticamente secondari. Le prime tappe sono state la Macedonia del Nord e il Mozambico.

Tra gli obiettivi, quello di generare impatto sociale nei Paesi emergenti. Cioè?

Il calcio, se realizzato con competenza e senso di responsabilità, possiede un formidabile impatto sociale e può rappresentare una medicina che cura molti mali. A Milano, noi abbiamo utilizzato il calcio in molti ambiti di fragilità: il carcere di Opera, le comunità Rom, i centri di prima accoglienza dei richiedenti asilo, per citarne solo alcuni. Vogliamo replicare questo nostro modello in ogni paese in cui andremo, ovviamente adattandolo al contesto. Ad esempio, nei Balcani, dove la violenza negli stadi è un problema molto serio, stiamo elaborando un progetto per l'educazione al tifo dei bambini.

Figa, bravi. Che poi in questa storia pazzesca c'è anche Chris Gardner. Non è poetico (e si spera profetico) che le strade del Brera e de La ricerca della felicità si incontrino?

Beh, era destino: lui ha teorizzato la ricerca della felicità e noi - che pensiamo al calcio come a un'oasi di felicità - siamo alla ricerca del calcio perfetto.

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Cosa volete esportare del Brera Calcio? L'attenzione al sociale? Il modello di gioco? Anche i colori magari?

Vogliamo esportare tutto ciò che abbiamo sperimentato a Milano e in più, ovviamente, realizzare un progetto di calcio professionistico che qui non abbiamo mai attivato. Tutte le squadre si chiameranno Brera e giocheranno ovunque con la stessa maglia neroverde.

Bellissimi gli ideali eh, per carità. Ma questo bel progettino guarderà molto concretamente anche al profitto, o no?

Ovviamente, dove ci sono degli investitori occorre pensare anche alla sostenibilità economica dei progetti. Noi riteniamo che ci sia un potenziale non valorizzato, anche sul piano economico, nei paesi dove stiamo acquisendo club. Tuttavia, se la logica del ritorno economico è scontata in un investimento, credo invece debba essere sottolineato che, nel nostro caso, gli investitori non hanno comprato una squadra, ma finanziato un progetto visionario che nasce da una realtà calcistica milanese. Penso che di questo si debba andare orgogliosi.

Il Monza in serie A indica che tutto è possibile. Tu un futuro del Brera Calcio nella massima divisione come lo vedi?

Lo vedo vicinissimo se parliamo di massime divisioni di paesi esteri (siamo già in Serie A in Macedonia del Nord dove tra un paio di mesi avvieremo il rebranding), mentre non lo vedo affatto in Italia. Milano storicamente ha due grandi club in Serie A e sarebbe un grave atto di presunzione pensare di cambiare una storia più che centenaria. Peraltro, noi siamo nati all'alba del terzo millennio, nel 2000, ed è nel nostro destino pensare più a un futuro innovativo che al cambiamento di una tradizione. Il Brera giocherà il suo derby col Milan e l'Inter quando verrà a Milano (speriamo a San Siro) a giocare una partita di Champions League.

E noi saremo allo stadio a tifare, sicuro!

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