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Lifestyle
ragazziamici

In quel di New York è nata una piccola grande rivoluzione. Un gruppo di ragazzi ha deciso di rinunciare agli smartphone, quindi a social, app, internet, insomma tutto quello che oggi rincoglionisce giovani e meno giovani. A svelare questa sorprendente realtà è stato un articolo di Corriere, firmato dalla corrispondente Viviana Mazza. Non immaginatevi mormoni e robe così estreme: parliamo di ragazzi indistinguibili da quelli di oggi, ma che probabilmente avrebbero vissuto meglio negli anni '90. Già, perché il telefonino ce l'hanno, ma quello vintage a conchiglia, che permette giusto le operazioni basic: chiamate e sms. Una semplicità che noi boomer ricordiamo bene, anche con un velo di nostalgia, ma che invece per gli appartenenti alla Gen Z è preistoria.

E così si è scoperto che un piccolo gruppetto di ragazzi diciassettenni si ritrova sui gradini della Central Library di Brooklyn, a Grand Army Plaza. Per chiacchierare, leggere, suonare. Tutto, tranne che incollarsi agli smartphone che non hanno. "Passiamo semplicemente il tempo", racconta Jameson Butler alla giornalista. "D’estate, portiamo pure le amache", aggiunge l'amica Logan Lane. La cumpa è formata - per ora - solo da Logan, Jameson, Odile Zexter-Kaiser e dall'unico maschio, Max Frackman: si sono autodefiniti i ragazzi del Luddite Club, il club dei luddisti nato alla Murrow High School. Il nome, come riportato dal New York Times, l'avrebbe inventato la mamma di Logan, ispirata da tale Ned Ludd, operaio che nel 1799 in Gran Bretagna diede vita a un movimento contro l'introduzione delle macchine nell’industria.

I quattro si ritrovano qui ogni domenica, e piano piano stanno raccogliendo sempre più sostenitori. Amici, curiosi, altri ragazzi ispirati da una vita senza l'internet costantemente in mezzo alle balle. E anche senza la pressione di raccontarsi via social, di spararsi selfie impeccabili, di mostrare le proprie vite fintamente perfette, di pompare le proprie insicurezze dietro la finta sicurezza di uno schermo. Viviana Mazza ha approfondito la storia di Logan, una delle ragazze del Luddite Club: il primo cellulare l'ha avuto a 10 anni, il primo smartphone a 11. Da subito ha creato un profilo Instagram e - inevitabilmente - ne è diventata dipendente. Il cellulare è diventato ben presto il primo e l'ultimo pensiero, si fissava a guardare le altre ragazzine più belle, più brave, più felici, più corteggiate. Lo sbatti è arrivato di conseguenza: da un lato voleva essere come loro, dall'altro rifiutava di dover essere per forza popolare.

In pandemia la situazione è degenerata. Stava sempre incollata allo smartphone, ma non riusciva più a capire cosa faceva per puro piacere e cosa invece per raccontarlo sui social. Quando - infine - ha sentito di essere davvero pienah ha deciso di mollare il colpo e di chiudere tutti i suoi profili. I genitori pensavano che sarebbe durata giusto un weekend, e invece... certo, all'inizio non è stato semplicissimo. Da un lato ha sentito cambiare "la chimica del cervello": ha iniziato a leggere di più, a cucire, a essere più creativa. Dall'altro, però, si sentiva terribilmente sola. Già, perché con chi puoi interagire se tutti intorno a te vivono incollati a uno schermo? Una sera a un concerto punk conosce Jameson, che come lei - incredibilmente - aveva un vecchio cellulare a conchiglia. Due settimane dopo si sono incontrate di nuovo in biblioteca, per caso. Con un po' di sidro e qualche ciambella, sono andate a chiacchierare nel parco: è stato il primo incontro del Luddite Club. Il resto, è storia.

Ma i ragazzi del Luddite Club non sono certo gli unici a vivere senza smartphone eh. Però sicuramente rappresentano un caso interessante di inversione di tendenza, un sintomo che forse siamo davvero rasi di essere social, e desideriamo tornare più sociali. In ogni caso, questa scelta fa riflettere. Come sarebbe la nostra vita senza smartphone?

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