Genitori imbruttiti, questa è per voi. In questi giorni stanno ricominciando nidi, asili e scuole varie, e voi oscillate tra l'emotività e l'entusiasmo. Lo sappiamo, ci sta. Ma - chiediamo - a baby sitter come siete messi? Quella (parliamo al femminile, gli uomini baby sitter sono meno dell'1%) che vi tiene il pargoletto che è ancora troppo piccolo per il nido, o che va a recuperarvi il nano a scuola e magari ve lo scorrazza a calcio/nuoto/danza. Dicevamo: tuttapposto con la baby sitter? No perché pare che in Italia ci sia un problemino: in un periodo di caroprezzi, anche le tate si stanno adeguando, alzando il cachet. In più - e questa è una notizia interessante - iniziano a scarseggiare. Non tanto perché ce ne siano meno, il numero non è cambiato, ma perché resistono molto meno di prima. Cioè, una volta la baby sitter era una di famiglia, quasi una seconda mamma; oggi è una tizia che vedi un paio di mesi, e poi change, sotto con un'altra.
"In Italia, la mancanza di stabilità nel lavoro delle tate o baby sitter può essere attribuita a diversi fattori" ci spiega Maria Elena Magro, country manager per l’Italia di Yoopies, la principale piattaforma d’assistenza all’infanzia in Europa che ha redatto un’analisi sul mercato delle tate. "Sicuramente il contesto economico, influenzato da un tasso di inflazione significativo, costringe spesso le baby sitter a cercare opportunità lavorative più remunerative. Ma è soprattutto l'assenza di un quadro normativo stabile e la carenza di contratti formali che fanno sì che le tate non si "impegnino" lungo termine con una singola famiglia. Purtroppo non ci sono politiche che lottino contro il nero nel settore dei servizi a domicilio, quindi siamo ancora ad un tasso di lavoro sommerso enorme".
La questione quindi riguarda il tasso di permanenza, che - come osservato da Yoopies - si è notevolmente ridotto. Vengono ingaggiate soprattutto ragazze giovani (età media 27 anni) che però resistono poco, come spiegato da Magro. Contratti in nero e poche garanzie fanno sì che, allo spuntare della prima migliore opportunità, mollino pargolo e famiglia. La domanda resta così molto insistente, nonostante i compensi delle baby sitter siano aumentati. Come tutto del resto. "Milano spicca per le tariffe più elevate, con un costo medio che raggiunge i 9,05 euro all'ora nel 2023" ci conferma Magro. In generale, secondo il barometro Yoopies, il costo medio di una baby sitter in Italia ha registrato un aumento del 5,09% del suo costo orario, portandolo a 8,52 euro all'ora nel 2023 contro gli 8,05 del 2021.
Per quanto riguarda Milano, "Questo sicuramente può essere influenzato dai costi di vita più alti della città e dalla domanda sempre crescente di servizi di baby sitting qualificati (nelle grandi città si cercano baby sitter che parlino inglese o che conoscano e applichino il metodo Montessori, ad esempio.) A Milano è aumentato nel 2023 il costo dei trasporti pubblici quindi sicuramente questo ha avuto un peso sulle spese delle tate, oltre a tutti gli altri rincari. In più, a Milano ci sono tantissime famiglie non originarie del posto, spostatisi per il lavoro e che sono lontane dalle loro città e che quindi non hanno i nonni vicini... questo quindi fa sì che la tata sia una vera e propria necessità se entrambi i genitori lavorano e si crea una vera e propria caccia alla baby sitter. La domanda è altissima".
Il mondo delle baby sitter - oggi - vive prevalentemente di nero. Annunci su Facebook, amici di amici di amici: ciò significa anche che ogni famiglia fa un prezzo, un orario e un sistema di pagamento a propria discrezione. Ripensare ad una struttura più stabile del settore è complesso, ma non impossibile. "Due cose fondamentali - ci dice Magro - Incentivare i contratti legali e la dichiarazione con dei bonus strutturali (mensili o al limite anche annuali) che fanno sì che se dichiari la tata legalmente il costo finale sarà minore rispetto alla nero. Esempio = pago la tata in nero 10 euro, se la dichiaro pago 13 euro (perché 3 euro di contributi) e lo stato mi ridà indietro 5 euro. Alla fine mi conviene dichiarare per avere gli aiuti statali e pagare di meno. Certo è un costo per lo Stato, ma quanto lavoro sommerso riusciremmo a eliminare". Secondo?
"Semplificare il processo di dichiarazione e pagamento delle tasse per entrambe le parti grazie ad una piattaforma facile da usare dove centralizzare tutte le dichiarazioni, con un sistema di pagamento agevole (la famiglia dichiara sulla piattaforma, ma paga stipendi e contributi o con carta di credito o con bonifico, senza vouchers o libretti di famiglia che fanno passare la voglia immediatamente)". Anche perché la baby sitter oggi, a Milano, non è quella che ti immagini guardando Mrs. Doubtfire. "Negli ultimi anni, le esigenze delle famiglie sono cambiate notevolmente. Oggi, oltre alla semplice sorveglianza dei bambini, è spesso richiesta una formazione più ampia da parte delle baby sitter, che può includere la conoscenza di una seconda lingua, competenze in primo soccorso o addirittura un background educativo specifico. Questo riflette le aspettative crescenti delle famiglie riguardo alla qualità dell'assistenza fornita ai loro figli".
Oh, se voi la baby sitter l'avete trovata fate attenzione a tenervela stretta eh...
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