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Noi ce la ricordiamo ancora la fila interminabile, che in quel venerdì 7 settembre del 2018 ha invaso piazza Cordusio. Minchia se ce la ricordiamo. È stato quando Starbucks, arcinota catena di caffetterie americana, ha aperto i battenti nella City, per la gioia dei veri american dreamers. Un arrivo, quello a Palazzo Broggi, che scatenato tanto l'hype quanto gli haters, che poi erano (e sono) i grandi amanti del caffè espresso all’italiana. Vecchie polemiche a parte, nelle ultime settimane gli Starbucks meneghini stanno facendo parlare di sé per un fenomeno piuttosto curioso. L’azienda, infatti, sta perdendo un botto – si parla di ben 23,5 milioni di euro in meno – e i guadagni (che comunque sono notevoli) non sono quindi sufficienti a risanare gli investimenti compiuti.

Se prima la colpa era della pandemia, ora di chi è?

A pesare sul bilancio dei punti vendita milanesi dell’azienda made in USA, sono gli elevati costi di gestione, un'inflazione incontrollata, la tradizionalità che ancora ruota attorno al caffè e alle torrefazioni nostrane che, concorrenzialmente parlando, sono agguerritissime. Eppure... oh, eppure a Milano Starbucks resta comunque un gran successo, con una crescita costante del fatturato, che dal 2019 a oggi è passato da 12,7 milioni a oltre 18,2 milioni di euro, con aumento costante anche in periodo di piena pandemia. Ben al di sopra, tra l’altro della media europea, che rimane invece sui 10 milioni.

WTF. Quindi i soldoni entrano, ma escono anche parecchio. All'anima cosmopolita di Milano, comunque, la catena continua a regalare gioie. Ciò è dovuto sicuramente anche al servizio che va ben oltre il solo consumo di bevande, ma offre tipo wi-figratuito, naming sulle bevande e molto altro, tra utilità e frivolezze da instagrammer. Scelte all’apparenza banali, che però - i marketers incalliti lo sanno - rendono il potenziale di crescita di Starbucks in Italia davvero enorme. A guadagnarci dal lavoro odierno dell’azienda americana a Milano, e dalla sua programmata espansione in molte altre città, sono anche Percassi e Princi.

La prima, azienda bergamasca promotrice dello sviluppo del brand nella City e sul territorio italiano, ha guadagnato moltissimo in termini economici e reputazionali per aver saputo innalzare i guadagni di Starbucks nel Belpaese, grazie a una profonda conoscenza del mercato e alla scelta oculata dei migliori punti vendita. La seconda, da azienda panificatrice nota solo territorialmente, ha accresciuto sensibilmente i suoi ricavi, dal 2019 a oggi, diventando di fatto fornitrice ufficiale di prodotti da forno per tutti imigliori punti vendita e Reserve Roastery del brand. Anche internazionali. Il cash gira, c'è poco da fare.

 

Autore: Giulia Galbiati

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